Wojtyla santo subito o protettore di pedofili

ROMA – Ad una persona pensante non gliene può fregare di meno, direbbero alla Magliana, quartiere periferico di Roma divenuto noto per una celebre fiction, che individui di un’associazione privata, negli spazi che gli sono permessi dalle leggi, vadano in giro travestiti da Arlechin Batocio, cantino canzoni in ungherese,  si dicano l’un con l’altro ‘Manitù è amore’, e poi mettano in effige un defunto della loro setta dicendo che egli aveva poteri sovrannaturali … come Superman.

Ma nel momento in cui queste strane idee volessero assurgere a patrimonio culturale non come strani atteggiamenti di alcune persone, ma come verità assolute, quella  persona pensante, se possiede un’etica civile ed un’onestà intellettuale, deve esprimere un rifiuto nei modi che gli sono più acconci. Dovrebbe dire o scrivere, per esempio, che se a Carnevale questi travestimenti vanno benissimo, perché è una tradizione, non è più la stessa cosa per le altre cinquanta settimane del calendario; dovrebbe dire che in Italia l’ungherese, come il latino, è una lingua parlata da pochi e che sarebbe meglio, forse parlare in italiano per farsi capire bene e non essere interpretati male; poi anche che la frase ‘Manitù è amore’ non ha molto senso, anche perché molti assassini che uccidono le donne, perché queste vogliono separarsi da loro dicono che le hanno uccise per troppo amore, come facevano i cappellani  cattolici che accompagnavano, con molto amore, i desaparecidos nei voli della morte, salvando loro l’anima, con quel rito apotropaico chiamato ‘assoluzione’, ma non il corpo … tanto quello era ormai preda del demonio comunista. Dire che una divinità creta nella mente del credente è amore è come dire “roccia è gelato alla vaniglia”. Uguale. È una frase senza senso che tuttalpiù  può arricchire una bella insalata di parole che, qualche decennio fa, veniva notata dagli alienisti come segnale di schizofrenia. È chiaro che ognuno può credere e dire ciò che vuole, ma chi lo sente e giudica è altrettanto libero di pensare e dire che quella persona è da ricovero.

Per quanto riguarda i poteri sovrannaturali poi, il rifiuto deve farsi ancora più netto, perché non può passare come culturalmente valida una credenza religiosa se questa sfuma in un palese delirio, anche se questo delirio è reso congruo dalla credenza di qualche milione di credenti. Sarebbe come credere nelle prodezze di Superman o a Babbo Natale perché milioni di bambini ci credono. Uguale.

Fatta questa premessa che lascia la libertà di credenza ad ogni individuo della specie umana, poniamo l’attenzione sul significato che avrebbe per i cattolici la beatificazione e la conseguente santificazione di un individuo. Ebbene come nella tradizione presente in molte religioni, nel protestantesimo ad esempio questo non avviene, chi dopo la sua morte viene venerato come un santo è un eroe, un essere superiore che, in quanto tale, diviene un tramite per accedere al divino. Inoltre i Santi cattolici possono, secondo la tradizione, fare ottenere grazie, che sono delle specie di raccomandazioni, al credente che si rivolge a loro. Ricordiamo ad esempio il divertente sketch di Massimo Troisi e Lello Arena che pregano San Gennaro perché questi li faccia vincere alla lotteria, ma anche simulacri di santi e madonne attorniati da ex voto. Tutto questo era già presente nell’antica Grecia, solo che i santi non si chiamavano santi ma ‘daimones’.

Ebbene questi santi cattolici devono aver fatto in vita, e fare da morti, attraverso qualche miracolo, del bene all’umanità o ad alcuni componenti dell’umanità. E qui nasce il problema: secondo i pensanti Wojtyla non ha fatto né miracoli né del bene all’umanità, secondo i credenti invece sì.
Prediamo due interviste che mostrano due visioni diametralmente opposte , una fatta a Joaquin Navarro Vals, portavoce del papa polacco e membro dichiarato dell’Opus Dei, e un’altra fatta al premio Pulitzer Maureen Dowd, editorialista di punta del New York Times.

Iniziamo con Navarro Vals famoso per aver scritto che i governi occidentali dovrebbero fare leggi che nei fatti devono condannare gli atei. Flores D’Arcais scrisse, in risposta ad un articolo dell’iscritto all’Opus Dei, apparso nel maggio del 2010 su La Repubblica, che, con questo suo dire, Navarro Vals dichiarava che “l´ateo, lo scettico, il miscredente, insomma il cittadino che non si riconosca in alcuna ‘religiosità umana’, verrebbe irrimediabilmente colpito da ostracismo, e declassato a cittadino di serie B”.

In una intervista di Vittorio Zucconi:  ‘Il mio Wojtyla segreto: ho vissuto con un santo – Wojtyla riscatta la vergogna per i peccati della Chiesa”, Navarro Vals, alla domanda del giornalista,  “Lei che è un credente, un uomo dell’Opus Dei, si rendeva conto di vivere accanto a un santo?” risponde: “Lo andavo comprendendo standogli accanto giorno dopo giorno, non avevo dubbi. La fede non l’ho avuta da lui ma accanto a lui il contenuto della fede si ‘vedeva’, e lo metta tra virgolette perché questo andrebbe spiegato. Quello che cercavo di imparare era come la santità si sarebbe fatta carne in lui, in noi cristiani. Questo lo avrei scoperto soltanto nella convivenza quotidiana”. Quindi quest’uomo dell’Opus Dei, che è a tutti gli effetti il braccio religioso del capitalismo e della sua mostruosa figlia, la globalizzazione, per i quali prepara i futuri manager stile Marchionne, non ha nessun dubbio che il pastore polacco meriti di essere considerato un Santo.

Di diverso avviso è invece il premio Pulitzer Maureen Dowd che scrive sul New York Times, che Karol Wojtyla avrebbe insabbiato lo scandalo della pedofilia nella Chiesa, proteggendo alcuni degli alti prelati coinvolti: ”Santo non Subito! come potete essere un santo se non avete protetto bambini innocenti?” suggerisce la giornalista, e prosegue “ senza alcun dubbio, Giovanni Paolo II ha rinunciato al suo diritto alla beatificazione quando non è stato in grado di stabilire uno standard legale per allontanare i pedofili dal sacerdozio, semplicemente non occupandosene per diversi anni”. La Dowd critica anche il papa tedesco. “Papa Benedetto XVI ha voluto beatificare Giovanni Paolo, che ha protetto pedofili e Papa Pio XII, che è rimasto silente sull’Olocausto mentre era in corso.” E conclude suggerendo al Papa di rinunciare alla beatificazione di Giovanni Paolo II, inviando in questo modo “un messaggio molto più forte delle scuse ad hoc e dei risarcimenti alle vittime”.A noi la scelta: o credere a Navarro Vals che vedeva in lui un Santo perché Wojtyla, anche nei paesi caldi, “con straordinaria e discreta eleganza, ritardava di bere”;  o pensare, come ha fatto Maureen Dowd, che per essere definiti dei giusti, degli eroi o dei santi, si dovrebbe perlomeno difendere i bambini dai pedofili.

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