Ragazza nigeriana rischia la lapidazione. Al via petizione web

ROMA – Una delle più importanti associazioni americane per i diritti umani, Care 2, ha avviato una petizione on line in favore della ragazza nigeriana, Kate Omoregbe, detenuta nel carcere di Castrovillari, che rischia la lapidazione se, dopo la scarcerazione prevista a settembre, tornerà in patria.

La notizia è resa nota dal leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli. «Mentre si avvicina il giorno della scarcerazione e si spera nella permanenza in Italia, prosegue e varca i confini nazionali con una straordinaria petizione online internazionale, “appeal to save Kate” (appello per salvare Kate) indirizzata al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ad opera di una delle maggiori associazioni mondiali americane per i diritti umani Care 2.

La campagna in favore di Kate Omoregbe, che ha chiesto asilo politico per poter restare in Italia, è stata avviata dal Movimento Diritti Civili. La ragazza rischia la lapidazione perché rifiuta di sposare una persona molto più grande di lei». Kate Omoregbe, detenuta, per un piccolo reato, nel carcere di Castrovillari dove sta scontando una condanna di quattro anni, chiede di poter restare in Italia dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno  e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese, il patibolo e la morte per il suo rifiuto, per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia,  di sposare una persona molto più grande di lei contro il suo volere  e di cambiare religione da cristiana a musulmana. «Salvami dal patibolo e dalla morte. Spero in un suo aiuto anche perché so che lei è vicino a noi carcerati e agli immigrati e lotta per difendere i nostri diritti. La mia colpa – scrive la giovane detenuta nigeriana chiedendo aiuto – è quella di essermi opposta ad un matrimonio combinato dalla mia famiglia (che mi ha per questo ripudiata), sono fuggita dal mio paese e pago il rifiuto di sposare una persona molto più grande di me, che non amo, e la mia contrarietà a cambiare religione, a diventare musulmana io che mi sento cristiana e voglio restare cristiana. Ma per le regole, quelle scritte e quelle non scritte del mio Paese, dove predomina l’influenza della religione musulmana, che chi vive in un paese libero e democratico ha difficoltà a capire, questo equivale ad un oltraggio che si paga con il patibolo e la morte. Sono infatti noti i casi di donne che si ribellano al matrimonio combinato e vengono sfregiate con l’acido e tante altre uccise senza che l’assassino abbia conseguenze legali, rimane anzi libero di distruggere la vita di altre donne. Ho fatto un piccolo sbaglio che mi ha portato giustamente in carcere, sto pagando il mio debito e vorrei tanto ricominciare a vivere senza paura, di essere uccisa, da donna libera in uno stato libero. Mi aiuti a restare in Italia. Salvi la mia vita».

Da tutto il mondo arrivano adesioni alla petizione di Care 2, che va avanti da tre giorni ed ha già fatto registrare adesioni da oltre cinquanta diverse Nazioni di tutti i cinque Continenti. Chiunque può aderire e consultare il sito con l’aggiornamento in tempo reale delle adesioni, che vengono pubblicate con nome, cognome, orario di arrivo della e-mail e paese di provenienza. A sostegno della campagna umanitaria di Diritti Civili sono state già presentate due interrogazioni parlamentari bipartisan ai ministri dell’Interno, e della Giustizia, di tredici senatori, si è registrato anche l’intervento del presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, del sindaco di Castrovillari, Franco Blaiotta, della Comunità di Sant’Egidio, del deputato del Pdl Souad Sbai, della Cisl e dell’Islam Moderato che, raccogliendo l’appello di Corbelli, hanno tutti chiesto un atto umanitario per evitare l’espulsione di Kate dall’Italia e salvarle in questo modo la vita.

Il link all’appello 

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