Traffico internazionale rifiuti stroncato da Guardia di Finanza e ufficio Antifrode

Legambiente: “Bel colpo, ma c’è molto da fare per fermare questo business senza confini. Serve maggior collaborazione tra inquirenti e iniziative politiche transazionali”

ROMA – “L’ottima operazione messa a segno oggi dalla Guardia di Finanza e con l’aiuto dell’ufficio antifrode delle Dogane, rappresenta un duro colpo per i traffici internazionali di rifiuti speciali. 54 persone arrestate, beni sequestrati per 6 milioni di euro, 21 aziende coinvolte nei traffici mirati all’esportazione di rifiuti speciali italiani nel Sud-Est asiatico, sono numeri molto significativi ma purtroppo ancora lontani dalla realtà di un fenomeno criminale molto esteso e articolato, e che si avvale e si appoggia alla movimentazione di circa 4.400.000 container che si spostano ogni anno dai nostri porti”.
Così il vice presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani ha commentato l’operazione contro la criminalità ambientale partita da Taranto e che ha coinvolto altri scali marittimi in 13 regioni.
Solo nel 2010 le Dogane hanno sequestrato nei nostri porti 11.400 tonnellate di rifiuti. Il 35% composto da materie plastiche, gomme e pneumatici fuori uso. I flussi illegali si muovono prevalentemente lungo le autostrade del mare.
I porti di destinazione sono risultati essere per il 60% la Cina, per il 12% la Corea del Sud, per il 10% l’India e così via, mentre i principali porti di spedizione sarebbero quelli di Genova, Venezia, Napoli, Gioia Tauro e Taranto.
“I traffici internazionali di rifiuti plastici, soprattutto a base di polietilene, sono uno dei tratti più tipici dell’ecomafia globale – ha sottolineato Ciafani -. Preziose materie sottoforma di scarti prendono le vie illegali e varcano i confini alla volta di quei Paesi scelti strategicamente dalle holding criminali transnazionali, dove è alta la richiesta di questi materiali, dove le leggi sono permissive e le promesse di arricchimento alte. In completo sfregio alle regole del libero mercato, della tutela ambientale e della salute dei cittadini, con alti rendimenti e bassi rischi giudiziari, soprattutto in confronto ai traffici di droga o di armi. Al danno economico subito così dall’economia sana bisogna quindi aggiungere i costi degli enormi danni ambientali e sanitari perpetrati e difficilmente sanati”

Per combattere questi fenomeni Legambiente auspica una maggiore collaborazione tra gli inquirenti su scala internazionale, anche attraverso scambi di informazioni e dati di tutti gli operatori coinvolti; iniziative politiche su scala europea e internazionale per combattere più efficacemente il fenomeno, anche con interventi legislativi sul modello del delitto di organizzazione di traffico illecito di rifiuti previsto dalla legge italiana; il rafforzamento dei controlli; una forte presa di posizione da parte del mondo economico che deve condannare questo fenomeno. Per impedire che le banchine dei nostri porti si trasformino (una volta sequestrati i container pericolosi) in discariche, è necessario poi che i carichi sequestrati vengano affidati ai consorzi obbligatori  e non siano lasciati “marcire” pericolosamente nei porti.

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