Caso Orlandi. Foto Emanuela e appelli su ‘statue parlanti’ a Roma

ROMA – Questa mattina le statue ‘parlanti’ di Roma hanno raccontato ancora una volta del caso di  Emanuela Orlandi. Volantini e foto della ragazza, scomparsa nel giugno 1983, sono stati affissi su antichi resti di epoca romana, che nei secoli il popolo della Città Eterna ha utilizzato per far sentire la propria voce e lanciare critiche spesso molto feroci verso i potenti.

L’iniziativa è nata dal tam tam sul web, su spinta di un gruppo Facebook, attualmente con 4.600 iscritti, proprio per  chiedere ‘verità’  sul caso e sostenere una petizione lanciata nei mesi scorsi da Pietro, fratello di Emanuela affinché sul caso Orlandi non cali il silenzio e che chiede alle autorità, nazionali e vaticane, di fare tutto il possibile e di cooperare per dare risposte a quello che è rimasto uno dei misteri italiani.

 

A partire dal Babuino, nella via omonima, passando per il Facchino in via Lata, Madama Lucrezia in piazza San Marco, l’Abate Luigi a Sant’Andrea della Valle, e Pasquino – la più famosa – vicino piazza Navona, le ‘statue parlanti’  si sono così riempite di messaggi per Emanuela, il  leit motiv è stato: ‘basta omertà’, ’28 anni posson bastare’.

 

Tra l’altro i volantini invitano anche  a partecipare il 21 gennaio, in piazza Sant’Apollinare, ad un raduno, sullo stile di quello che si è già tenuto in piazza San Pietro il 18 dicembre, sempre per chiedere verità sul caso.

Si legge nel testo: “Pietro Orlandi invita chi vuole partecipare a ritrovarsi alle 16 in piazza S.Apollinare a Roma con una foto di Emanuela”.

Il luogo scelto per questo secondo incontro non è casuale: nella cripta si S.Apollinare, infatti, è sepolto Enrico De Pedis, detto Renatino, boss della Banda della Magliana, il cui ruolo nel caso Orlandi è ancora oggetto di indagine. In più occasioni si è detto che gli stessi inquirenti avrebbero richiesto la riapertura della tomba per cercare elementi utili alle indagini, cosa che però al momento non è avvenuta.

Comparsa tra i vari volantini e messaggi anche una poesia, che nel finale recita: “Er core de le genti proseguirà urlando… S’ha da sapè ‘ndo sta a sora nostra, nun c’è storia!”

 

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