Legambiente: “Accelerare i lavori di realizzazione del nuovo sarcofago”
“La centrale di Chernobyl costituisce un serio pericolo. Sono infatti ancora alte le probabilità che possano accadere nuovi incidenti e contaminazioni radioattive data la precarietà delle condizioni del sarcofago contenente il quarto reattore. Il rischio di un collasso della struttura è molto elevato, senza contare che il reattore è pieno di fessure che consentono la fuoriuscita di polveri radioattive. Per questo crediamo che sia necessario un intervento da parte della comunità internazionale per accelerare i lavori di realizzazione del cosiddetto “nuovo arco”, il sarcofago che conterrà il reattore esploso nel 1986”, così dichiara Angelo Gentili, coordinatore nazionale di Legambiente Solidarietà riguardo il crollo avvenuto questa mattina vicino al reattore della centrale nucleare.
“Fino a questo momento – aggiunge Gentili – per la costruzione del nuovo “Arco” sono state utilizzate 5.000 tonnellate di acciaio a fronte delle 29.000 previste a conclusione dei lavori. In questo primo step la struttura è stata sollevata a un’altezza di 22 metri, per raggiungere i 110 al completamento dell’opera prevista per il 2015. Ma il timore è che il progetto s’interrompa per mancanza di fondi da parte dei paesi donatori, tra i quali c’era il Giappone. Quest’ultimo dopo la tragedia di Fukushima è in grande difficoltà”.
Legambiente, che lo scorso dicembre è stata impegnata in una breve missione in Bielorussia con il suo Progetto Rugiada a sostegno dei bambini colpiti dalle radiazioni dell’incidente, ricorda inoltre come la Bielorussia stia ancora pagando, dopo 27 anni, le conseguenze del più grave incidente nucleare della storia. Il peso economico e sociale delle conseguenze legate alla contaminazione radioattivava, stanno infatti portando i governi dei paesi colpiti a realizzare politiche e azioni finalizzate a minimizzare, e talvolta a negare, le conseguenze devastanti che le popolazioni di vaste aree colpite dal fall-out radioattivo sono costrette a subire. In particolare sono stati ridotti o cancellati eventuali sussidi, agevolazioni o la possibilità di trasferirsi in villaggi o città al di fuori delle aree contaminate. L’associazione ambientalista chiede pertanto l’intervento immediato della comunità internazionale anche sul fronte del sostegno nei confronti delle popolazioni che vivono nelle zone contaminate.