ROMA – L’insegnamento universitario “è al palo per una mancanza di fondi destinati alla docenza e ai ricercatori, oltre che per una costante perdita di autonomia e competitività”.
Lo scrive in una nota il Cun, Consiglio universitario nazionale che sottolinea come il numero degli insegnanti sia sceso “al minimo storico”: dai 20.000 docenti ordinari del 2006 a 14.500 unità di oggi, il 27% in meno. I professori associati sono passati da 19.000 del 2006 a 16.000 di oggi, il 16% in meno. Per il Cun sono “necessarie procedure più snelle per il reclutamento, come negli altri paesi europei. La legge italiana è invece piena di punti critici”.
Tornando ai dati, a oggi i ricercatori piu meritevoli, abilitati recentemente all’insegnamento, sono complessivamente 22.462 (su 36.367 domande per professori
associati sono stati abilitati in 15.502 cioè il 42,6% e, su 16.038 domande per professori ordinari sono stati abilitati in 6.960, il 43.4%) ma “sono al palo perchè mancano i fondi per diventarlo effettivamente e l’insegnamento ne risente profondamente”. “La legge di riforma universitaria (240/10) e i tagli al finanziamento delle università stanno riducendo drasticamente il numero dei docenti, con una proiezione fino al 2015 di oltre il 22% in media per tutte le fasce”, ha affermato Andrea Lenzi, presidente del Cun. “La legge Gelmini – continua – sta riducendo in modo generalizzato il numero dei docenti. Il Cun ha richiesto con forza di reperire ulteriori risorse per il reclutamento come professori associati dei molti ricercatori abilitati e meritevoli con un nuovo piano straordinario, unico consentito dalla legislazione vigente. Questo, date le attuali regole del turnover, avrebbe come immediata conseguenza di liberare risorse anche per il reclutamento di nuovi ricercatori e, di conseguenza, anche di nuovi professori ordinari”.