Energia. Il governo contro il solare. Perchè?

Tassati gli impianti fotovoltaici in produzione, i nuovi impianti in autoproduzione senza incentivi,  con tasse più alte per le famiglie che per fonti fossili e raffinerie

ROMA – “Perché il Governo del grande cambiamento ha deciso di intraprendere una guerra contro il solare?” Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente si rivolge al Premier Renzi per comprendere le recenti scelte compiute in tema di energia: “E’ lecito chiederselo alla luce delle azioni condotte dal Governo con l’approvazione il 24 Giugno di un Decreto Legge che incide in modo retroattivo sugli investimenti realizzati dalle imprese  e per come si è scelto di premiare le fonti fossili ai danni proprio del solare”, dichiara Zanchini, riferendosi ai contenuti del Decreto Legge 91/2014.

Secondo Legambiente, che ha analizzato a fondo il Decreto, sono molti infatti, gli indizi che proverebbero questo attacco alle rinnovabili: il primo riguarda il tema più dibattuto in queste settimane, ossia lo “spalma-incentivi” obbligatorio, che riguarda gli impianti fotovoltaici in produzione intervenendo in modo retroattivo sulle tariffe, con rischio di incostituzionalità, che darebbe un messaggio nettamente negativo agli investitori.

Altro esempio, forse addirittura più grave perché riguarda il futuro degli investimenti nel solare e dimostra la capacità di pressione che le lobby delle fonti fossili esercitano nei confronti del Governo, è quello per cui si prevede di introdurre una tassa per le reti private (Seu, Riu) e per l’autoproduzione di elettricità, ossia per la parte di energia prodotta che gli impianti non scambiano con la rete.

Questa tassa sarà pari al 5% per le Seu e le Riu esistenti, ossia quelle che riguardano centrali a olio, gas, raffinerie, fabbriche, mentre sarà più cara per il futuro, perché il Decreto prevede che potrà aumentare anche considerevolmente per tenere in equilibrio il sistema. Dunque proprio gli impianti solari e da rinnovabili  – che oggi possono trovare importanti prospettive di investimento con questi sistemi – si troveranno a pagare più degli impianti inquinanti. In pratica si avrebbe un condono per il passato inquinante e maggiori tasse e incertezze su un futuro pulito che potrebbe riguardare famiglie, condomini e piccole e medie imprese che vorranno utilizzare il proprio tetto per prodursi energia dal sole.

Altro esempio dell’indubbia attenzione del Governo nei confronti delle fonti fossili è la scomparsa dal provvedimento di alcuni tagli ai sussidi alle fonti fossili su cui lo stesso Ministro Guidi aveva annunciato di voler intervenire: è sparito infatti lo stop ai sussidi per le centrali a olio combustibile come pure un intervento promesso sui famigerati incentivi Cip6, che ne avrebbe ridotto l’impatto in bolletta, ossia quello di riforma della componente costo evitato di combustibile (Cec). Completamente assente poi, una qualsiasi spinta nella direzione dell’autoproduzione da fonti rinnovabili, che ha evidentemente i suoi principali oppositori proprio nel Ministero dello Sviluppo economico e nell’Autorità per l’energia.

“Perché non si tolgono i limiti allo scambio sul posto per l’energia prodotta da fonti rinnovabili? Perché il Governo non interviene sull’Authority che continua a rinviare la nuova normativa sui Riu che servirebbe alle imprese piccole e medie che vogliono investire nelle fonti rinnovabili? Se l’obiettivo del Decreto è davvero di ridurre la spesa energetica delle imprese italiane – conclude Zanchini – è proprio in questa direzione, che tiene assieme efficienza e fonti rinnovabili, che si può guardare per ottenere risultati concreti. Ci appelliamo al Parlamento perché riscriva questa parte del Decreto nell’interesse dell’Italia, dei suoi cittadini e delle sue imprese. La sola strada in grado di dare risposta ai problemi di sicurezza degli approvvigionamenti, di riduzione della spesa energetica e delle emissioni di gas serra passa per la riduzione dei consumi e delle importazioni di fonti fossili e dunque per efficienza e fonti rinnovabili”.

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