Un cocktail di farmaci epigenetici e immunoterapici nella lotta contro il tumore. Ma soprattutto un mix farmacologico in grado di ‘risvegliare’ il sistema immunitario e metterlo nelle condizioni di riconoscere la malattia, anche quando questa si ‘nasconde’.
Questo l’obiettivo di una ricerca che si sta portando avanti a Siena nel centro di immunoncologia dell’Azienda ospedaliera universitaria, grazie a uno studio della Fondazione Nibit (Network italiano per la bioterapia dei tumori) , presentato, anche se in fase sperimentale a Chicago al congresso annuale dell’American association for cancer research. La ricerca ha lo scopo di capire gli effetti della combinazione di un farmaco epigenetico e di un farmaco immunterapico nel trattamento di un melanoma in metastasi. Uno studio completamente italiano e anche supportato dall’associazione italiana per la ricerca sul cancro. “Per capire occorre comprendere cosa e’ l’epigenetica – spiega Alessia Covre chimico farmaceutico coordinatore dei laboratori di ricerca preclinica del centro di immunoncologia senese. “L’epigenetica e’ una scienza relativamente nuova (che si affianca alla genetica) che provoca cambiamenti a livelli del Dna non imputabili a modificazioni della sequenza dello stesso. Le mutazioni del Dna sono irreversibili mentre quelle dell’epigenetica sono delle modificazioni chimiche dello stesso Dna ma reversibili. Per cui con l’utilizzo di farmaci epigenetici si e’ in grado di far regredire il fenomeno che noi osserviamo. Le modificazioni epigenetiche avvengono normalmente nel nostro organismo e sono dinamiche e vengono sfruttate molto daltumore. E’ stato visto recentemente che attraverso queste modificazioni il tumore e’ in grado di nascondersi dal sistema immunitario”. Il che ovviamente lo rende meno attaccabile ai tentativi tradizionali di cura. Aggiunge Covre. “Faccio un esempio. Il tumore esprime normalmente degli antigeni espressi solo da lui che quindi il sistema immunitario riconosce e li distrugge. E questo capita normalmente. Succede quando il sistema immunitario e’ molto forte”. Ma non accade sempre, perche’ per diverse ragioni ci sono meccanismi che consentono al tumore di impedire agli antigeni di esprimersi per cui il sistema immunitario non riconosce la malattia.
“Lavorando in questa struttura del policlinico – sottolinea la dottoressa – abbiamo possibilita’ di avere a disposizione molti pazienti per cui studiamo le caratteristiche del tumore trattandolo con farmaci epigenetici e le eventuali modificazioni. Ma cerchiamo anche di capire quali sono le modificazioni epigenetiche che avvengono nel tumore che non risponde ad un trattamento di immunoterapia. Il nostro focus su tali modificazioni e’ capire il loro ruolo, soprattutto quando il sistema immunitario non e’ piu’ in grado di riconoscere il tumore. Su questo tipo di strategia sono dodici anni che sto lavorando. Cio’ che abbiamo visto e’ che trattando le cellule del melanoma – ma lo abbiamo fatto su qualsiasi tipo di tumore, con farmaci epigenetici , si era in grado di far esprimere solo dal tumore e non dai tessuti sani, delle molecole dove il sistema immunitario le riconosce”. Con passare del tempo si sono fatti passi avanti passando dallo studio in vitro all’utilizzo dei topi . “Un volta osservate in vitro tutte queste evidenze, in laboratorio, – aggiunge la ricercatrice- abbiamo pensato di utilizzarli. L’idea e’ stata quella di rendere piu’ aggredibile il tumore dal sistema immunitario provandolo su questi animali, lavorando per anni in fase preclinica. Abbiamo modificato l’immunogenicita’ del tumore e tolto il freno al sistema immunitario permettendogli di produrre linfociti (i globuli bianchi che l’organismo utilizza per combattere le malattie ndr). Abbiamo visto che i topi trattati con questa combinazione avevano una riduzione del volume tumorale significativamente diversa da quelli trattati con i singoli agenti riducendo la crescita tumorale dell’80%. Anni di esperienze in vitro e anni di esperienze in vivo ci hanno fatto decidere di portare queste nostre esperienze in clinica, puntando sullo studio denominato Nibit -M4, il primo sul melanoma in cui i pazienti vengono trattati con il farmaco epigenetico per rendere piu’ visibile il tumore. Abbiamo lavorato su 19 pazienti. I dati sono ancora preliminari e non sono ancora stati pubblicati. Quello che possiamo dire e’ che la combinazione del farmaco epigenetico di seconda generazione, la guadecitabina con l’anticorpo anti CTLA4 e’ tollerata”. Lo studio continua ovviamente. “Ora stiamo cercando – precisa Covre- di aumentare le risposte del sistema immunitario”.