Psicologia sport. Crisi, incontri, distrazioni, allucinazioni nelle gare di lunga distanza

ROMA – A volte si crede di aver finito le energie e quindi che bisogna ritirarsi e poi scopre energie inaspettate come è successo a Roberto D’Uffizi: “Una crisi di sonno, di freddo, una stanchezza mai provata al limite del collasso, pallore e vomito, impossibilità anche nel camminare piano e in linea retta, completamente al buio, i muscoli bloccati… c’era da impazzire… tutto questo dopo 70 km di gara e con altri 30 davanti… ho creduto in me e, nonostante la scarsa lucidità, ho usato la testa e l’ho finita… correndo! “

Anche Marco Zanchi racconta di una crisi ben superata grazie ad una sua amica atleta: “UTMB 2011, mai fatto 170km tutto d’un fiato, al 90km sono in crisi, ho i crampi e voglio ritirarmi in uno sconforto totale. Sono sdraiato all’interno della tenda del ristoro da un’ora e di colpo arriva la mia amica Cinzia anche lei in gara, che urlando mi dice ‘dai dai alza le chiappe smettila di lamentarti e andiamo!’ Non mi sono più fermato recuperando 80 posizioni e giungendo 29° e primo Italiano.”

Altro atleta a raccontare di una crisi e del buio è Fausto Parigi racconta: “Durante la mia unica partecipazione ai mondiali dopo 13 ore di gara è calato il buio. Non più forza nelle gambe , mente vuota. Ha iniziato a piovere e grandinare… volevo ritirarmi ma ho continuato ad andare avanti perché ero ai mondiali e perché sarebbe stata la mia ultima gara. Il giro era di circa 2300m più si andava avanti e più impiegavo a finirlo. Mancava un ora al termine e passando davanti allo stend dell’Italia ho detto: io quasi quasi mi fermo qui, tanto un altro giro non riesco a concluderlo. Uno mi ha risposto” sei ai mondiali anche un metro conta” a quel punto mi sono detto… Fausto conviene che provi a correre… credimi ho fatto ancora 4 gir di cui due i più veloci della mia gara e visto la fine della corsa i più veloci tra i concorrenti ancora in pista…. Il potere della mente quei due giri mi hanno idotto a continuare a correre. 6 mesi dopo ho vinto la mia prima 24h.”

In queste lunghe gare a volte si fanno degli incontri come racconta Andrea Accorsi, in particolare incontra un campione, l’ultramaratoneta più forte di sempre: il greco Yannis Kouros, ed approfitta a chiedergli il segreto del successo: “In una delle prime 12 ore mi trovai a correre gomito a gomito con colui che viene universalmente considerato l’ultramaratoneta più forte di sempre: il greco Yannis Kouros. Sapendo dei sui record strabilianti in più di 30 anni di carriera, ad un tratto presi coraggio (il timore reverenziale era quello che può avere un bambino al cospetto di Maradona nel calcio) e affiancandolo gli domandai: qual è il tuo segreto, quello che ti ha permesso di ottenere tutti i record che hai stabilito in questi anni? Lui mi sorrise e rispose: semplice, quando gli altri si fermano io dico a me stesso TU NO. Ero alla ricerca dei trucchi, delle strategie in un mondo che più tardi avrei scoperto essere fatto solo di una cosa: l’essenziale. E Kouros me lo spiegò. 8 anni dopo ebbi l’onore di correre un Campionato del Mondo con la maglia azzurra al suo fianco.

Importante è nelle gare di lunga distanza è distrarsi ma non troppo, altrimenti si possono correre gravi rischi come è successo a Franco Magliano: “Nel mio paese organizziamo una gara da 33 anni , da piccolino mi allenavo(una due settimane prima) per le vie del paese , e un giorno stavo per superare una 500 , per guardarla andai a sbattere contro un palo della luce , subito in  ospedale, frattura dello zigomo  e addio  gara .Ancora devo prendermi la  rivincita.”

Le distrazioni ti possono portare anche ad una mancata vittoria come è successo a Michele Zorzi: “Nella mia prima partecipazione alla Blumon Marathon (Bagolino, Bs), ero in prima posizione e a pochi km dell’arrivo, per stanchezza, non ho visto la deviazione sul percorso ed ho quindi fatto un pezzo di strada in più che mi ha portato a perdere una posizione ed arrivare secondo.”

Alcuni hanno delle alluccinazioni come è successo a Michele Graglia: “Durante una 100 miglia nello stato di New York mancavano circa 30km alla fine ed era tutto il giorno che correvamo sotto una pioggia incessante. Il buio della notte aveva reso le valli della Virgil Crest di un buio pesto e il freddo cominciava a farsi sentire. Solo le nostre luci frontali aprivano un tunnel di luce tra la fitta boscaglia. Ad un certo punto comincio a sentire passi dietro di me, anche se voltandomi non cerano altri corridori in vista. La cosa va Avanti per diversi minuti fino a quando comincio ad essere turbato. D’improvviso vedo delle figure al mio fianco e distinto tiro un urlo di terrore a pieni polmoni. Un mix di fatica, freddo e poca lucidità mentale avevano trasformato le ombre create dai rami e dalla mia luce frontale in un ‘branco di lupi’ che mi inseguiva. Parto cosi a tutta velocita nella direzione da cui ero venuto, in cerca di aiuto. Dopo pochi minuti realizzai che erano solo Allucinazioni!! Scoprii poi che le allucinazioni sono una parte quasi “normale” del nostro sport.”

Anche Massiimo Tagliaferri racconta di miraggi: “In 15 anni me ne sono successi tantissimi, uno dei più recenti mi è successo lo scorso mese in Cina. Stavo correndo in pieno deserto, in autonavigazione. Ero in mezzo al nulla e vedo in lontananza una tenda con delle bandiere rosse simili a quelle dei C.P. della gara. Smetto di guardare il GPS e punto dritto lì. Quando arrivo mi accorgo di  che è una venditrice di meloni ed io ho fatto un  errore che mi costerà 2 ore di gara in più! Ma la mia domanda fu: ma a chi cavolo questa vende i meloni in pieno deserto!!! Ma forse era solo un miraggio.”

Esperienze di allucinazioni sono capitate anche a Iolanda Cremisi: “Durante la notte di una 100km trail arrivata su un tratto asfaltato cerco i catarifrangenti… mi pare di scorgerli, vado nella direzione ma poi non li vedo più… sono sola… e non vedo altri segnali… giro la testa e con essa la frontale alla ricerca dei segnalini luminosi… ah eccoli finalmente… li punto ma… si spostano? sì si spostano… pochi secondi per dire  a me stessa che forse ho qualche problema… ma come è possibile?!?! eppure sto bene e sono lucida! mi avvicino comunque  e lì la sopresa! non erano i segnalini luminosi bensì  due occhi felini che mi osservavano impauriti!!!!”

Matteo Simone

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