Morti sul lavoro. Interrogazione parlamentare sulla procedura d’infrazione contro l’Italia

ROMA – “Dato che la Commissione Europea se la sta prendendo comoda con l’esame della procedura d’infrazione contro l’Italia n 2010/4227, per violazione di alcuni punti della direttiva europea quadro 89/391/CEE sulla sicurezza sul lavoro, fatta aprire grazie alla mia Petizione 1919-09, ho chiesto a Sonia Alfano di fare un’interrogazione al Parlamento Europeo, rivolta al Commissario Europeo Occupazioni e Affari Sociali Laszlo Andor”.

E’ quanto ha diffuso oggi in un comunicato stampa da Marco Bazzoni, Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza Firenze.

“Ringrazio Sonia Alfano – continua Bazzoni –  per la  sensibilità dimostrata su un tema molto importante come la sicurezza sul lavoro, di cui purtroppo i mezzi d’informazione parlano raramente, anche se ogni giorno 3 lavoratori non fanno più ritorno a casa perchè sono morti sul posto di  lavoro. Prima c’era Berlusconi Presidente del Consiglio e Sacconi Ministro del Lavoro, ora c’è Monti Presidente del Consiglio e Elsa Fornero come Ministro del Lavoro, ma  è cambiato poco o nulla sulla sicurezza”.

“E meno male – ricorda Bazzoni –  che la Fornero disse proprio 2 mesi e mezzo fa, che  la sicurezza sul lavoro avrebbe dovuto assumere una centralità nel lavoro del Governo e nel suo impegno personale”.

Il 30 Dicembre 2011 Graziella Marota, madre di Andrea Gagliardoni (morto tragicamente sul lavoro il 20 Giugno del 2006, all’Asoplast di Ortezzano, con la testa schiacciata in una pressa tampografica, che gli ha spezzato l’osso del collo), ha inviato una raccomandata al Ministro del Lavoro, scrivendoLe la lettera aperta.

 
“Ad oggi 12 Febbraio 2012, il Ministro Fornero non si è neanche degnata di risponderLe”, afferma Bazzoni. “E con questo credo di aver detto tutto, quindi chiederei al Ministro  di risparmiarci queste sue dichiarazioni sulla sicurezza, perchè la mia impressione è che questo importante tema non sia affatto centrale per questo Governo”.

Clicca QUI per leggere l’interrogazione

La lettera  scritta da Graziella Marota

“ILL.mo Ministro Fornero,
oggi è Natale e in questo giorno così gioioso per tutti ho deciso di scriverLe perché per me è un giorno di grande dolore. Mi presento: mi chiamo Graziella Marota, abito a Porto Sant’Elpidio (FM) e ho 58 anni. Il 6 Dicembre del 1982 ho dato alla luce un bambino bellissimo, Andrea e da quel giorno ho dedicato tutta la mia vita a mio figlio, come fanno tutte le mamme del mondo perché un figlio è il bene più prezioso per ogni donna. Andrea, con il passare degli anni, cresceva e con tutto il mio amore e la mia protezione è diventato un bel ragazzo: il mio orgoglio ,la mia gioia, la mia felicità.

Ora vorrei che leggesse questa lettera poi Le spiegherò il motivo per cui Le scrivo:
Caro Andrea,
sono già passati più di 5 anni da quel giorno orribile, quel giorno che mi ha cambiato definitivamente la vita, privandomi di tutto.
Te l’avevo promesso e mi sono battuta affinché il tuo ricordo non svanisse nel giro di pochi mesi. Televisione, giornali, interviste… ho fatto più di quanto potessi immaginare, ma il dolore è stabile, anzi, più passa il tempo e più mi lacera il cuore. Il suono della chitarra, la tromba, le tue risate, i tuoi abbracci, i tuoi baci…tutto manca dentro casa; ora regna il silenzio più assoluto. Eri un figlio perfetto, Andrea, fin troppo buono, rispettoso, allegro, onesto e pieno di vitalità; amavi la vita più di qualsiasi altra cosa al mondo, ma essa ti è stata strappata brutalmente in un giorno d’inizio d’estate ed io non riesco a capacitarmene, non sono in grado di capire perché tu, un ragazzo così dedito al lavoro, hai dovuto chiudere i tuoi splendidi occhi in una fabbrica. Non ha senso morire a ventitré anni, tanto più mentre si sta lavorando. Tutto ciò è capitato a te, figlio mio,io non mi darò mai pace e continuerò a tenere vivo il tuo ricordo, perché rimarrai sempre come tutti ti ricordiamo; ora sei un angelo, ma lo eri anche prima, un angelo che viveva aiutando gli altri, sempre pronto a dare una mano in qualsiasi situazione.
Nel corso della tua vita mi hai teso la mano infinite volte, al punto che tra noi c’era e c’è tuttora, un legame speciale, più forte di quello che si instaura, fin dalla nascita, fra mamma e figlio: il nostro era anche un rapporto d’amicizia che si era andato a creare superando i vari ostacoli che la vita ci ha messo di fronte. Insieme abbiamo affrontato gioie e dispiaceri, ma ora che tu non ci sei più, mi sembra di affogare in questo mare di dolore che la tua morte ha creato. Ora la nostra famiglia sembra vuota, tutti cerchiamo di farci forza l’un con lì’altro, ma il fatto è che ci manchi troppo, la tua era una figura essenziale, infatti, come un albero ha bisogno di svariati elementi per vivere, così a noi è stato tolto l’ossigeno, l’acqua e anche se la pianta è una quercia secolare, piano piano appassisce come un piccolo germoglio.
Sembrava che quel tanto atteso momento di serenità fosse arrivato, che finalmente avrei vissuto una vita tranquilla e felice, ma non potevo immaginare ciò che stavo per vivere: la perdita di un figlio, la cosa più orribile e straziante al mondo. Una volta accaduta la tragedia, non riuscivo a rendermi completamente conto di quello che stavo passando, ma, ora, a distanza di tempo, lo capisco eccome; ed è questa la cosa più brutta: realizzare quanto è accaduto.

Vorrei dirti molte altre cose, amore mio, ma non basterebbe tutta una vita per scriverle; mi limito a ripetere una cosa che tu, da lassù, avrai ascoltato ed ascolterai tantissime volte:
ti voglio un bene dell’anima, angelo mio.
Ora Ministro comprenderà la ragione di questo mio scritto.Ogni anno muoino circa 1200 lavoratori per la mancaza di sicurezza nei luoghi di lavoro e ci sono circa un milione di infortuni più o meno gravi. È inconcepibile e inaccettabile che in un paese “civile” succedano ancora questi “omicidi”  per risparmiare sulla sicurezza mettendo a repentaglio la vita dei lavoratori…i lavoratori ,Caro Ministro, sono esseri umani e non macchine di produzione, hanno la loro vita, i loro affetti e il sacrosanto diritto di uscire la mattina per andare a lavorare e avere la certezza di tornare la sera con le proprie gambe e non dentro una bara come è successo al mio Andrea che era appena sbocciato alla vita…aveva solo 23 anni ed è morto con il cranio schiacciato da una macchina tampografica priva di sistemi di sicurezza all’Asoplast di Ortezzano (FM) per 900 euro al mese come precario.
Faceva parte di quella grande schiera di italiani che oggi sono chiamati a fare numerosi sacrifici,non crede che sia giunto il momento di prendere seriamente in considerazione questa grande piaga del nostro paese?Cosa  facciamo? Aspettiamo inesorabilmente che le statistiche fatte ogni anno si avverino? Ogni sette ore muore un lavoratore e Lei ,Ministro, cosa farà affinchè tutto ciò non avvenga più?
La ringrazio per l’attenzione che vorrà prestare a questo scritto e non dimentichi che chi Le scrive è una mamma rimasta orfana del proprio figlio e distrutta dal dolore sia nello spirito che nel fisico.
Faccia qualcosa altrimenti ogni giorno 4 famiglie continueranno ad essere distrutte !!
La saluto cordialmente e aspetto quanto prima una Sua risposta”.
Graziella Marota

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