Eurispes. I redditi delle famiglie italiane insufficienti per una vita dignitosa

ROMA –  “Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia un’esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, ad altri mezzi di protezione sociale”. Non sono parole di qualche rivoluzionario, bensì è quanto recita il terzo paragrafo, articolo 23,  della dichiarazione dei diritti umani, siglati anche dall’Italia.

Fa strano leggere oggi queste parole considerando la crisi e le ripercussioni che soprattutto le fasce più deboli stanno ingiustamente subendo.
E’ di oggi lo studio dell’Eurispes che dimostra, carta alla mano, quanto i redditi delle famiglie non siano più sufficienti per condurre serenamente una vita “dignitosa”. Significa che con la crisi economica galoppante i redditi percepiti non sono più in grado di far fronte all’aumento dei prezzi, al cosiddetto caro vita.

Ma quello che più sorprende, sottolinea l’Eurispes, è la diversa distribuzione del fenomeno sul territorio. Analizzando e mettendo a confronto le principali voci di entrata e uscita del bilancio di una famiglia italiana-tipo,
emergono differenziali significativi tra le diverse regioni del Paese con il primato assoluto delle regioni del Mezzogiorno. L’osservazione dei dati su base regionale, infatti, pone al primo posto la Puglia, dove lo spread tra ricchezza dichiarata e benessere reale si attesta a 54 punti base, seguita da Sicilia, Campania e Calabria (spread rispettivamente di 53, 51 e 50 punti).
Se si osservano i valori associati alle singole province, la variabilità dello spread e, quindi, l’incidenza del sommerso sull’economia del territorio, risulta ancora più marcata. In 18 province lo spread supera, infatti, quota 50 punti (Catania, Ragusa, Sassari, Brindisi ed Agrigento in testa, con differenziali pari o superiori a 57 punti base). Altre 60 province (la maggioranza assoluta) ha uno spread compreso tra 20 (Reggio nell’Emilia) e 50 (Avellino, Siracusa, Reggio di Calabria). Si tratta in prevalenza di province localizzate nel Mezzogiorno e nel Centro Italia. Mentre le province di Milano e di Aosta si confermano quelle più coerenti nel rapporto tra entrare e uscite, con uno spread rispettivamente a 0 e a 1 punto base.

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