ROMA – Addio all’indennità contro la disoccupazione involontaria: con il nuovo anno arriva l’Aspi, la nuova assicurazione per l’impiego.
Fino al 31 dicembre 2012, il sistema degli ammortizzatori sociali prevedeva un anno di cassa integrazione ordinaria e un anno di «straordinaria». Quella straordinaria poteva poi essere estesa fino a tre anni. La cassa integrazione era riservata ad alcuni settori (essenzialmente l’industria escludendo il terziario come anche il trasporto aereo e marittimo) anche se poteva essere eccezionalmente estesa ad altri comparti ricorrendo alla cosiddetta cassa integrazione in deroga. Al termine della Cassa integrazione era poi prevista la mobilità che garantiva ai lavoratori un reddito di circa l’80% del salario con un tetto (attualmente poco al di sotto di 1.200 euro, n.d.r.). Con la recente riforma che diventa operativa con l’inizio dell’anno c’è un’estensione dell’ambito di applicazione della cassa integrazione e la progressiva cancellazione dell’indennità di mobilità e di quella per la disoccupazione che verranno sostituite dall’Aspi, l’Assicurazione Sociale per l’Impiego.
La Cgil boccia il nuovo regime degli ammortizzatori sociali: la riduzione significativa del periodo di sostegno al reddito garantita dall’Aspi, rispetto al precedente regime della mobilità (per giovani e meno giovani, al nord come al sud), accompagnata dalla riforma sulle pensioni con l’allungamento dell’età pensionabile, produrrà una significativa difficoltà nella gestione delle crisi aziendali. È quanto sostiene il segretario confederale della Cgil, Elena Lattuada, in relazione alla riforma degli ammortizzatori sociali che inizia ad essere applicata con il nuovo anno.
Secondo la dirigente sindacale, «ci saranno minori uscite di lavoratori anziani ‘volontariè (a causa della minore copertura del periodo e dell’aumento dell’età pensionabile) a scapito dei più giovani, in quanto si applicheranno i criteri della legge 223/91 sui licenziamenti collettivi: anzianità di servizio e carichi familiari».
Critica anche la Uil. «Il nuovo regime degli ammortizzatori sociali rischia di lasciare in mezzo a una strada milioni di lavoratori che con le precedenti norme avrebbero potuto avere
una copertura grazie alla mobilità». Questo il parere del segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy, in relazione alla riforma degli ammortizzatori sociali che diventa progressivamente operativa con il nuovo anno.
Di parere opposto, invece ,la Cisl che plaude alla nuova riforma: “Questa transizione molto lunga garantisce il sostegno al reddito e la tutela sociale in questa fase difficile dell’economia
italiana.» È quanto ha detto all’Agi il segretario generale aggiunto della Cisl, Giorgio Santini. Insomma, nell’immediato la riforma – secondo la Cisl – non creerà alcun problema ai lavoratori: i potenziali disagi per la fine dell’indennità di mobilità, destinata a essere sostituita dall’Aspi, si vedranno solo nel 2017 mentre i benefici per coloro che attualmente usufruiscono dell’indennità di disoccupazione saranno immediati.