Ilva. Lavoratori traditi. Usb, nazionalizzare azienda. Landini, intervenga lo Stato

ROMA – «Se la produzione è garantita e lo stabilimento non viene toccato dal provvedimento di sequestro, come scritto dal gip, perchè si dimette il Cda dell’Ilva?». Questa la domanda che si pone in una nota l’Usb-Unione sindacale di base.

«Abbiamo ripetuto sino alla nausea che la soluzione migliore era quella dell’esproprio, della nazionalizzazione e non degli ammortizzatori sociali e dei contratti di solidarietà- sottolinea l’Usb- invece altri hanno supinamente firmato, assecondato, tradito il loro mandato e i lavoratori, senza nemmeno consultarli». L’Usb ricorda anche «che la legge 231 è servita ai proprietari del siderurgico solo per prendere tempo e trasferire il denaro nelle isole felici». Poi, «il governo ha garantito per i Riva e ora si prenda tutte le responsabilità, ma dialoghi con i lavoratori per stabilire regole certe». Quindi, «se dovesse essere necessario occupare lo stabilimento lo faremo- aggiungono- questa volta però non lo lasciamo più». Oltre alla nazionalizzazione, l’Usb chiede al governo «di affrontare l’emergenza sanitaria tarantina, di avviare bonifiche e risanamento ambientale, di salvaguardare l’occupazione dei dipendenti diretti e dell’indotto- conclude- e nessuno ci dica che non ci sono soldi: sono disponibili, dopo i sequestri, 9,3 miliardi di euro».

Per  Maurizio Landini della Fiom, lo Stato deve intervenire subito. «Credo che la famiglia Riva abbia grosse responsabilità sull’accaduto. Se fossero stati fatti gli investimenti, se fosse stata rispettata la legge prima, se non si fosse inquinato, non saremmo nella situazione drammatica di oggi. L’obiettivo di tutti, sindacato compreso, è quelo di continuare a produrre acciaio, dobbiamo, anche nelle condizioni difficili che ci si parano davanti, trovare una continuità produttiva per mantenere l’industria dell’acciaio nel nostro Pase». Dice Maurizio il segretarioio nazionale della Fiom. «Ma è altresi importante- prosegue- dare un assetto proprietario all’Ilva che riporti fiducia e ridia forza al progetto produttivo. Per questo serve un intervento straordinario, un intervento diretto dello Stato, come peraltro dice il decreto ‘salva Ilvà, per salvare l’impresa e garantire gli investimenti. Il cambio dell’assetto proprietario è unio dei problemi dell’Ilva, l’abbiamo detto in tutte le sedi; non si deve mettere in dubbio il lavoro della Magistratura, che anzi ha supplito all’assenza di altri, compresi alcuni ritardi del’azione sindacale. Però stare dentro a un conflitto legislativo come si è stati in questo anno, rischia di far saltare tutto».   «Guardiamo in faccia la realtà e applichiamo in modo esplicito il decreto ‘salva Ilvà , compreso, ripeto, l’intervento delo Stato. Non certo rispolverando le vecchie Partecipazioni Statali ma trovando il modo, come succedi in altri paesi, di interventi transitori, con il concorso di imprenditori siderurgici, per mantenere il siderurgico in Italia, che non riguarda solo l’ilva, ma l’intero comparto», conclude Landini.

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