FIUMICINO-Ancora una volta l’aeroporto di Fiumicino finisce sotto lente d’ingrandimento a causa delle sue condizioni di sicurezza .
Alcuni mesi fa un’ incidente ha visto coinvolto un operaio caduto dalla zona satellite durante il carico bagagli, per fortuna se l’è cavata con una prognosi di alcuni giorni.
Successivamente arriva la notizia relativa ai nove md80 a ‘rischio amianto’ di proprietà della ex Compagnia di bandiera, abbandonati nella piazzola di un hangar in attesa di capire quale destino li attende e soprattutto quale sia il livello di pericolosità di questo ‘cimitero’ di aeromobili all’amianto.
Pochi giorni fa l’ultimo allarme relativo alla fuoriuscita di materiale tossico: a seguito di accertamenti si scopre che si tratta di formaldeide, altamente nociva per la salute. Due operai denunciano un malore e vengono trasportati in ospedale perché intossicati.
Ma veniamo ai fatti: In data 28 marzo 2012 presso la Cargo City di Fiumicino nel settore merci gestito da Alha Airport si è verificato un’ incidente all’interno dell’area magazzino, a causa della fuoriuscita di materiale tossico, provocata accidentalmente dalla rottura di un involucro. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco.
La sostanza, che ha reso l’aria irrespirabile all’interno del magazzino durante la notte di lavoro tra il 28 e il 29 marzo e protrattasi per tutta la giornata, è risultata essere, dopo le analisi di laboratorio, FORMALDEIDE nociva per la salute.
Tale incidente ha provocato irritazioni cutanee e intossicazioni agli operai presenti nell’area. Due persone a seguito di un malore sono state trasportate in ospedale.
Secondo alcuni lavoratori, nessuno dei responsabili ha pensato di adottare, a scopo preventivo, tutte le misure necessarie al fine di tutelare l’incolumità dei lavoratori e delle lavoratrici presenti, in barba ai sempre più rigidi protocolli e normative vigenti in tema di ambienti di lavoro, alla salvaguardia e tutela della salute di ogni singolo individuo. Tanto è che si è reso necessario l’intervento dell’organizzazione sindacale USB, peraltro avvisata dell’incidente solo la mattina seguente, per evitare che i lavoratori in produzione durante il turno, fossero richiamati a riprendere senza alcun problema l’attività lavorativa.
All’atto della richiesta sindacale di dotare il personale almeno dei dispositivi di protezione individuale (mascherine) e di verificare l’idoneità e agibilità dell’area contaminata, un dirigente dell’azienda rispondeva confermando, ma solo verbalmente, il ripristino delle normali condizioni di lavoro, invitando tutti i presenti a riprendere le proprie posizioni operative.
Contestualmente, la stessa persona affermava che sarebbe stato fornito in breve tempo un documento redatto dal RSPP della società con il quale sarebbero stati informati i lavoratori circa l’idoneità ambientale delle aree operative, rilasciata delle competenti autorità.
Tale documento purtroppo, è stato redatto parzialmente solo nel pomeriggio del 29 marzo 2012 da un altro responsabile che, resosi conto della delicata situazione, attivava tutte le misure necessarie al fine di conoscere e verificare l’entità del prodotto fuoriuscito e l’ eventuale pericolosità, al fine di procedere con la relativa bonifica del magazzino della ditta specializzata.
Resta da chiedersi, che cosa sarebbe accaduto se i risultati delle analisi fatte avessero confermato un tipo di prodotto ancora più pericoloso e addirittura radioattivo o cancerogeno?
Secondo l’ USB tali atteggiamenti , oltre a risultare dannosi per i lavoratori, avrebbero potuto compromettere anche la salute della collettività operante nell’area aeroportuale, ignara del pericolo.
Risulta di fondamentale importanza che l’attenzione alla sicurezza resti sempre a livelli elevati , soprattutto se si parla di un Hub della portata di Fiumicino.
Il timore è che la concorrenza spietata obblighi i gestori ad una corsa al ribasso dei costi ,mettendo a rischio la sicurezza e la qualità delle condizioni di lavoro dei dipendenti.