Domenica in Serbia un voto per l’Europa

L’Unione Europea è al centro delle divergenze tra i maggiori partiti, l’esito delle elezioni influenzerà l’atteggiamento dello stato verso la comunità

ROMA – In Serbia domenica si svolgeranno sia le elezioni presidenziali che le legislative. I due candidati maggiori, Boris Tadic (attuale presidente) e Tomislav Nikolic (nazionalista) sono valutati attorno al trentacinque per cento dei consensi ciascuno. Tadic sarebbe tuttavia in vantaggio (attorno al 36 per cento dei voti) con un leggero scarto che non gli eviterebbe comunque il ballottaggio.

Nel marzo scorso la Serbia è diventata ufficialmente paese candidato all’adesione all’Unione Europea, superando quindi un primo ostacolo, un primo esame, nel tragitto in direzione dell’integrazione. La posizione della Serbia all’interno dell’Unione Europea è logicamente uno dei temi che ha dominato la campagna politica nel paese balcanico, assieme alle tematiche sociali ed al problema del Kosovo.

La questione dell’ex provincia serba oggi autonoma non ha comunque ottenuto un rilievo maggiore rispetto agli altri problemi, lasciando a corto di carburante la propaganda nazionalista. La disoccupazione, superiore al venti per cento, fa pensare che il percorso verso l’Unione Europea incontri il favore della maggioranza, anche se per conoscere risultati definitivi occorrerà attendere il ballottaggio.

I principali contendenti avranno dunque bisogno dei voti degli altri partiti e il gruppo nazionalista appare piuttosto isolato. Tadic ha buon gioco nel presentare la propria coalizione come quella che ha ottenuto il favore dell’Europa e che ora deve completare il lavoro portando lo stato all’interno della UE. Nikolic riesce a sua volta a trovare un argomento nella crisi economica che colpisce il paese.

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