Siria. La polizia reprime la manifestazione contro il regime. Decine di morti

DAMASCO – La manifestazione di protesta – che si trascina da giorni  contro il regime siriano per chiedere le dimissioni di Bashar al-Assad – si è trasformata oggi in una carneficina. Decine di attivisti sono stati uccisi dalla violenta repressione ad opera delle forze di sicurezza di Damasco.

Stando a quanto denunciano le organizzazioni che si battono per i diritti umani il bilancio sarebbe drammatico. Almeno 60 morti, nonostante l’annuncio da parte del presidente Bashar Al-Assad di togliere lo stato di emergenza in vigore dal 1963, che fanno salire il numero complessivo delle vittime a 260. L’obiettivo dei manifestanti  era quello di unire i cittadini musulmani dopo la preghiera del venerdì e quelli cristiani nel ‘Venerdì Santò per far sentire con «un unico cuore, un’unica voce» il fatto di avere «un unico obiettivo», ovvero le dimissioni del presidente. Secondo le organizzazioni per i diritti umani sono oltre 260 i morti negli scontri da un mese. Ed è proprio per questioni legate alla sicurezza che i cristiani in Siria hanno annullato le processioni previste per oggi.

I manifestanti uccisi, durante questo venerdì santo, sono stati colpiti nei sobborghi di Damasco e nelle città attorno alla capitale, a Homs nel centro della Siria e nella città meridionale di Izràa. Addirittura una bambina di soli 4 anni e un ragazzino di 11 sarebbero rimasti colpiti a morte da un cecchino  in un quartiere periferico di Damasco.  Infatti, testimoni oculari hanno riferito della presenza sui tetti di alcuni edifici di sobborghi della capitale di non meglio precisati cecchini, come era già avvenuto a Latakia, porto a nord-ovest di Damasco, alla fine di marzo scorso. Diversa, invece,  la versione diffusa da l’agenzia di stampa ufficiale siriana Sana, secondo la quale ci sarebbero stati solo dei lievi ferimenti. Le forze di sicurezza – secondo le autorità governative –  sono  intervenute  con cannoni ad acqua lanciando gas lacrimogeni  per evitare scontri tra manifestanti e cittadini  e per proteggere la proprietà pubblica.

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