Crisi Turchia-Israele: Erdogan sospende rapporti commerciali e militari

ANKARA – “Sospendiamo totalmente i nostri legami commerciali, militari e nell’industria della difesa” con lo Stato d’Israele. Con queste parole il premier turco Recep Tayyp Erdogan ha inasprito ulteriormente i rapporti tra i due Paesi. Ai giornalisti Erdogan ha poi aggiunto che molto probabilmente visiterà la Striscia di Gaza in futuro, e, come se questa provocazione non bastasse, ha promesso che “le navi turche saranno viste sempre più frequentemente in quelle acque” (il Mediterraneo orientale davanti alla Strisca di Gaza).

Questa crisi diplomatica è una conseguenza del drammatico abbordaggio israeliano sulla nave Marmara, nel maggio 2010. Questa nave, con a bordo attivisti filo-palestinesi, cercò di forzare il blocco navale imposto dallo Stato ebraico nelle acque davanti alla Striscia di Gaza; una squadra di militari israeliani salì sull’imbarcazione e nel tentativo di prenderne il comando uccise nove passeggeri turchi. La Turchia pretese le scuse di Israele per quest’operazione, ma ottenne invece un secco rifiuto da Gerusalemme. Ora Erdogan ha deciso di adottare una linea molto più dura: prima ha ordinato l’espulsione dell’ambasciatore israeliano; adesso ha sospeso i rapporti commerciali e militari. A seguito di un rapporto delle Nazioni Unite che ha in parte accettato la versione israeliana dell’incidente della Marmara – non risparmiando però critiche all’operazione militare – il premier Benyamin Netanyahu si è detto rammaricato per le vittime. Tuttavia, questo non è bastato a scongiurare la rabbiosa reazione di Erdogan. Alla quale Gerusalemme non ha ancora risposto, per evitare l’escalation della crisi: “Israele non intende rispondere”, hanno comunicato alcune fonti governative.

 

 

 

 

 

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