Corea Nord. Dopo la morte di Kim Jong cambieranno i rapporti diplomatici?

ROMA – Un’enorme processione militare colora le innevate strade di Pyongyang. Nella gelida mattinata di ieri il corteo funebre che accompagna il defunto Kim Jong – Il “Caro Leader” del regime nord coreano, si muove lento nelle strade della capitale tra le lacrime di tutte le migliaia di persone radunatesi per commemorare l’ex dittatore.

La televisione nord coreana, mostra alla testa della parata la limousine con il feretro, che sembra quasi spinta dal piangente figlio e successore Kim Jong-un,  accompagnato dallo zio Jang Song -thaek, pedina cruciale della transizione dei poteri. Sul veicolo che segue quello che trasporta la bara, una gigantesca foto del deceduto generale.
Le testimonianze riprese dalla tv di stato, riportano lo stesso sentimento comune, grande dolore per la perdita ma piena fiducia nel ventenne figlio ed erede del grande leader scomparso. Dal 17 dicembre, data della morte di Kim Jong-il, ad oggi nulla è stato lasciato al caso  da parte del regime di Pyongyang,  ogni singola azione pubblica, ha avuto il fine di non dare spazio a possibili tentativi di rottura e capovolgimento del potere che è da anni nelle mani della dinastia famigliare dei Mr. Kim.
Finito questo periodo di lutto, bisognerà vedere quali saranno le prime decisioni del nuovo leader della piccola potenza nucleare del Nord Corea, tra i primi punti in agenda sembra esserci quello di rivedere gli accordi per i passaggi di confine con il Sud Corea. L’intera comunità internazionale rimane in attesa di capire se ci sarà un nuovo indirizzo, possibilmente verso una distensione, non solo dei rapporti internazionali ma anche delle politiche economiche interne del paese.
Il Sud Corea ha inviato lo scorso lunedì due delegazioni per portare rispetto per la scomparsa del leader nord coreano. L’analisi degli esperti giudica questo gesto come un segnale che dimostra la volontà di stabilire nuovi standard di convivenza e cooperazione.
Dalla fine delle Guerra di Corea (1950/1953 scoppiata per l’invasione da parte dell’esercito della nord coreano del territorio sud coreano) i rapporti tra  le due Coree, nonostante la firma nel 2008 di un accordo di pace, versano  ancora in un equilibrio precario, fatto di “prove di forza” (esercitazioni missilistiche e militari – dicembre 2011 l’ultima) e “provocazioni” in zone territoriali contese (incidente dell’isola di Baengnyeong – 2010).
La Corea del Nord è uno stato fortemente militarizzato, il costo del mantenimento delle forze armate è uno dei capitoli più onerosi del loro bilancio economico, soprattutto dallo sgretolamento dell’Unione Sovietica che non ha più potuto inviare aiuti economici al paese. L’economia è piegata dal blocco vigente sul commercio internazionale che protrebbe invece fornire una spinta positiva alla produzione industriale che occupa circa il 45% dell’economia nazionale.
I nord coreani sono stati recentemente descritti come “uno dei popoli più brutalizzati del mondo”, (Rapporto Amnesty 2011) a causa delle severe restrizioni imposte alla loro libertà politica ed economica. Con Kim Jong-il sono morte 300 mila persone nei gulag e 2 milioni per la carestia.

Un indebolimento del regime durante questa transizione generazionale tra i due Mr. Kim sembra improbabile, dal momento che tutti gli oppositori sono stati ridotti al silenzio. La Cina, invece principale partner commerciale della Repubblica Democratica Popolare di Corea, sembrerebbe avere in mano la possibilità di influenzare le decisioni del giovane “Grande Successore” (Kim Jong-Un).
La speranza è che la giovane età di Kim Jong-un e la sua formazione in Svizzera fuori dai confini della Corea del Nord, gli permetta di dare spazio al progresso e alle riforme economiche. La situazione di boom economico cinese potrebbe fare da traino alle iniziative del nuovo leader e se si applicheranno le riforme economiche non si potranno fermare le liberalizzazioni.

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