Per Russia e Cina i massacri in Siria possono continuare

Secondo i corrispondenti di Al-Arabya, sono 337 i morti e 1300 i feriti a Homs, teatro dell’ultimo massacro in Siria. Il bombardamento della città a 160 km a nord di Damasco è l’ultima delle atrocità commesse dell’esercito siriano per sedare le rivolte, che potranno continuare grazie al veto di Russia e Cina al Consiglio di Sicurezza dell’ONU sulla risoluzione proposta dalla Lega Araba di sostituire il presidente siriano Assad.

La nazione Siriana è scossa dalle sanguinose repressioni da marzo 2011, quando il popolo siriano si unì al movimento di Primavera Araba per spingere il regime di Bashar Al-Assad verso una svolta democratica.

 

Piovono critiche e dissenso su la scelta di veto russo e cinese. Il nostro Ministro degli Esteri Terzi scrive su Twitter che “il voto è inaccettabile, la popolazione siriana ha bisogno di noi”. Amnesty International dichiara che “continuerà a chiedere ai membri del Consiglio di Sicurezza di deferire la situazione della Siria alla Corte penale internazionale, di imporre un embargo totale sulle armi dirette verso quel paese e di congelare i beni patrimoniali del presidente Bashar al-Assad e delle altre principali autorità siriane”. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama condanna il leader di Damasco: “Assad, mostra disprezzo per la vita umana e la dignità. Assad deve lasciare subito e consentire una transizione democratica”.

 

Mentre la TV di stato nega i fatti di Homs, quello che viene riportato nei video amatoriali trasmessi online sembra arrivare da una zona di guerra, cadaveri in pozze di sangue, edifici in fiamme e boati di esplosioni, colpi di artiglieria e urla disperate. Sarebbe stato distrutto anche l’ospedale della città siriana.

 

Ma quali sono le motivazioni dietro la decisione di Russia e Cina?

 

Non le interferenze dell’occidente su un popolo di cultura araba, dal momento che proprio la Lega Araba dopo aver inviato nel paese degli emissari aveva promosso l’avvicendamento tra Assad e la sua vice dal 2006, la scrittrice Najah al Attar, figlia di un eroe della rivoluzione e sorella di un leader in esilio dei Fratelli musulmani. L’incarico di relazionare alle Nazioni unite sulla Siria, era stato affidato al premier del Qatar Al thani, per quanto da lui riportato è da considerare incredibile che non ne siano conseguiti dei provvedimenti: Hamadbin Jassim Al Thani, ha parlato di “massacri di civili, di almeno 300 bambini assassinati, dell’immediata necessità del ritiro delle forze armate dai centri abitati, del trasferimento dei poteri, di dare subito spazio alla libertà di espressione e della necessità di istituire un monitoraggio internazionale”.

 

La posizione della Russia è più netta di quella cinese. Di appoggio ai russi la Cina, per voce dell’ambasciatore presso le Nazioni Unite Li Baodong, definisce “ragionevole” la proposta di revisione della bozza di risoluzione avanzata dalla Federazione Russa. Entrambe le nazioni si dichiarano contro un embargo o delle sanzioni e auspicano una transizione gestita dai siriani. Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov accusa gli occidentali di essere ossessionati dai cambiamenti di regime in Medio Oriente, che a suo avviso potrebbero condurre a crisi ben più gravi, bisognerebbe farsi spiegare da Lavrov cosa ci sia di più grave della carneficina della popolazione siriana che è attualmente in corso. Sembra abbastanza ovvio che il timore di Mosca, sia di perdere, con il cambio di governo siriano, l’ultimo suo vero alleato nel mondo arabo, insieme a commesse militari e basi di intelligence, nonché a l’unico punto di attracco rimasto alla flotta russa nel Mediterraneo, quello del governatorato di Tartus, secondo porto della Siria.

 

Quello che l’atteggiamento di Mosca e Pechino dimostrano è di fallire il loro ruolo di superpotenze mondiali, con le responsabilità che ne derivano nei confronti di tutta l’umanità. Guidare il mondo significa condividerne i rapidi mutamenti, ignorare la volontà di tutti i cittadini coinvolti nelle proteste della Primavera Araba è criminale e irresponsabile. La Cina che si candida ad essere il nuovo “campione mondiale” (seconda potenza economica al mondo per Prodotto Interno Lordo nel 2010) dovrebbe prepararsi non solo a battere in campo economico i suoi rivali, ma a migliorare rispetto ai suoi predecessori, in merito alla politica internazionale (sarebbe da aggiungere anche alla difesa dei diritti umani, ma saremmo al paradosso, viste le violazioni nella conduzione della politica interna). Per il momento a pagare le conseguenze dell’incapacità di leadership dei paesi imperialisti e al rinnovato fallimento delle Nazioni Unite come strumento di mediazione e controllo internazionale è il popolo siriano e il suo sangue.

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