Usa. Punivano la figlia di 11 anni con la tortura waterboarding

NEW YORK –  Allucinante scoperta della polizia statunitense. Questa volta a rimetterci una ragazzina di appena 11 anni che veniva torturata con le violente pratiche anti-terrorismo spesso adottate anche a Guantanamo.

E così le mura domestiche nell’abitazione di un rispettato pediatra, specializzato nel trattamento di bambini in punto di morte,  si sono trasformate nel carcere  a piccola dove il padre con una tecnica di tortura chiamata ‘waterboarding’ la puniva, mentre la madre assisteva al macabro rituale.

 
La coppia è stata arrestata dopo che la figlia ha raccontato agli agenti di essere stata punita con una forma di tortura che viene definita una sorta di annegamento controllato. La ragazzina, che ora si trova in un centro accoglienza, ha detto che il padre le metteva la faccia sotto un rubinetto aperto e le faceva salire l’acqua su fino al naso.  Le ‘punizionì sarebbero state perpetrate per almeno quattro volte nel corso di due anni, sotto gli occhi della madre che, secondo il racconto della figlia, stava a guardare senza muovere un dito.
Il primo allarme è scattato il mese scorso quando la polizia è intervenuta nella casa del pediatra a Georgetown dopo segnalazioni di abusi. Morse era accusato di aver preso la figlia per la caviglia, di averla trascinata fino in casa passando lungo un vialetto sterrato, e di averla poi presa a sculacciate. Morse venne arrestato e poi rilasciato dietro cauzione.  All’epoca, interrogata dagli agenti, la ragazzina aveva detto che veniva punita con qualcosa che il padre chiamava ‘waterboarding’ e di avergli sentito dire che sarebbe potuto andare avanti per cinque minuti senza che lei subisse danni cerebrali.

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