I legali presentano appello in Cassazione
MOSCA – Anche se «lusingate dell’invito», le Pussy Riot «non si esibiranno mai in concerti capitalisti» con Madonna o Bjork, e «non venderanno la loro faccia». A dirlo sono tre delle componenti della punk band femminista, che si è attirata un processo penale in Russia per aver inscenato una «preghiera anti-Putin» nella cattedrale di Mosca. In un’intervista a Radio Liberty, tre delle attiviste-performer – sempre col volto coperto dal caratteristico passamontagna colorato – hanno commentato la situazione del gruppo, dopo la condanna delle loro tre compagne Nadia, Katia e Masha a due anni di carcere per «teppismo motivato da odio religioso» e l’attenzione ricevuto da gran parte del mondo della musica e dello spettacolo mondiale. «Siamo ovviamente lusingate dall’invito di Madonna e Bjork a esibirci con loro – ha detto una delle ragazze – ma noi ci esibiremo solo in modo illegale. Rifiutiamo di farlo nel sistema capitalistico, in concerti dove si vendono i biglietti».
Intanto gli avvocati difensori delle tre musiciste-attiviste del gruppo punk Pussy Riot hanno presentato appello contro la sentenza di condanna a due anni di detenzione per le loro assistite ree di aver intonato una «preghiera» anti-Putin nella cattedrale di Cristo salvatore a Mosca. Lo scrive l’agenzia di stampa Interfax.
«Ho appena depositato un appello presso la Cassazione», ha dichiarato il legale Nikolai Polozov. Le tre giovani musiciste sono state condannate il 17 agosto. La sentenza ha provocato molte polemiche a livello nazionale e internazionale. In seguito altre due componenti del gruppo sono state poste nella lista dei ricercati. Le due avrebbero tuttavia lasciato il paese.