Film anti islam.Dilaga la protesta. Giallo sulla produzione del video

ROMA – Si stanno dissociando  tutti dal film anti-islam,  “L’innocenza dei musulmani”. Non ultima Hillary Clinton che proprio questa mattina, il pomeriggio in Italia, lo ha definito “disgustoso e deplorevole”. 

“Il suo scopo – ha detto il segretario di Stato americano che ha preso le distanze dal video  –  è quello di denigrare un’importante religione e provocare rabbia. Ma non si possono giustificare la reazioni violente”.
Tuttavia la reazione contro il film ritenuto blasfemo per i musulmani non si è affatto placata. Insomma i paesi arabi sembra siano caduti nel caos totale.

Il primo ministro di Hamas, Ismail Haniyeh, ha addirittura chiesto che il governo americano presenti le proprie scuse per il film. Il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney ha tentato si smorzare i toni. “L’America ha una storia di tolleranza religiosa e di rispetto per tutte le religioni. È più forte perchè è la casa di persone di tutte le religioni, compresi milioni di musulmani”, ha precisato.

Tuttavia, dopo il tragico episodio di ieri alla sede diplomatica americana a Bengasi, oggi la città de Il Cairo è stata messa a ferro e fuoco dai manifestanti che prima hanno presidiato l’ambasciata Usa e poi dispersi dall’esercito si sono concentrati nella famosa piazza Tahir dove sono scoppiati sassaiole e tafferugli con la Polizia. Molti manifestanti, si parla di 224, sono rimasti feriti ed hanno dovuto ricorrere alle cure mediche, soprattutto a causa dei gas lacrimogeni lanciati dalle forze dell’ordine. D’altra parte, sempre in Egitto qualcuno ha continuato a gettare benzina sul fuoco, come lo stesso presidente Mohamed Morsi che ha definito il film un crimine contro l’umanità e contro i musulmani.

Mobilitazione anche a Teheran, dove un gruppo di circa 500 studenti al grido di “abbasso gli usa, abbasso israele”, hanno manifestato davanti all’ambasciata svizzera che  rappresenta anche gli interessi americani.

Più drammatico il bilancio nello Yemen, dove al momento si registrano 4 morti, uccisi dalla polizia durante un tentativo di assalto all’ambasciata Usa a Sanaa.
Da questa mattina centinaia di persone avevano lanciato pietre e dato alle fiamme automobili davanti alla rappresentanza diplomatica per protestare sempre contro il film amatoriale su Maometto prodotto negli
Usa considerato blasfemo per l’Islam.  Gli Stati Uniti hanno fatto sapere che faranno il massimo per proteggere i propri diplomatici nello Yemen, ma la situazione rimane molto tesa.

E’ massima allerta anche nei paesi europei, nonostante gli occhi siano puntati maggiormente sulla Libia. Le autorità hanno reso noto di aver eseguito i primi arresti per l’attacco al consolato di Bengasi. La pista privilegiata è sempre quella qaedista mentre un gruppo salafita, Katibat Ansar al-Sharia, ha negato il suo coinvolgimento.

Il regista non esiste. Giallo sulla produzione del film blasfemo
Nel frattempo si cerca di capire meglio chi abbia prodotto il film blasfemo. Si tratta di una piccola casa di produzione alle porte di Los Angeles. Un cristiano copto con un passato di frodi fiscali identificato come probabile regista-produttore. Un cast di attori ingannato sui reali contenuti della pellicola. Sono questi, per ora, gli indizi che delineano la nascita de ‘L’innocenza dei musulmanì. Il resto è ancora avvolto in un mistero fatto di pseudonimi, smentite, parole non dette. Una cosa, tuttavia, sembra certa. Sam Bacile, l’uomo che ieri si era presentato come regista e produttore di origini israeliane del film affermando senza mezzi termini che «l’Islam è un cancro», non esiste. Non compare nei registri cinematografici di Los Angeles nè in quelli dei promotori immobiliari, professione che aveva affermato di praticare. Steve Klein, consulente alla produzione della pellicola con un passato da Marine in Vietnam e un presente fatto di proteste anti-islamiche e anti-aborto, ha ammesso che Bacile è uno pseudonimo. Mentre il pastore Terry Jones, tra i più noti promotori del film, ha dichiarato di non aver mai incontrato di persona il regista.
Localizzando il numero di cellulare appartenente al fantomatico Bacile, gli investigatori statunitensi sono risaliti a un nome e a un indirizzo: Nakoula Basseley Nakoula, 55enne copto di origine egiziane condannato per frode fiscale nel 2010 e residente alla periferia di Los Angeles. Una volta rintracciato, l’uomo ha ammesso di aver partecipato alla produzione e alla logistica del film, negando però di esserne il regista. Su quest’ultimo punto, tuttavia, i dubbi restano, alimentati dalle assonanze tra il nome ‘Bacilè e una delle tante identità fasulle usate da Nakoula per ingannare il fisco: ‘Nicola Bacily’. Nelle stesse ore, il quotidiano locale San Gabriel Valley Tribune risaliva alla casa di produzione che nel 2011 ha ottenuto il permesso di girare il film dalla contea di Los Angeles: si tratta della Media for Christ, organizzazione no-profit con sede a Duarte e specializzata in programmi tv filo-cristiani.
Intanto, il cast del film è uscito allo scoperto e, in un comunicato inviato ai media Usa, si è detto infuriato: il lungometraggio nel quale hanno recitato – hanno denunciato gli attori – si chiamava in realtà ‘I guerrieri del desertò e non aveva alcuna allusione anti-islamica. «Noi non siamo dietro questo film e siamo stati volgarmente ingannati sul suo scopo. Le tragedie avvenute ci hanno profondamente rattristato», ha detto il cast, accusando la produzione di aver doppiato ampie parti della pellicola. Vaghi, invece, i cenni sull’identità del regista. «Ha i capelli bianchi e parla arabo», si è limitata a dire una delle attrici, Cindy Lee Garcia. E sembra che tutti lo chiamassero «Sam».

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Alessandro Ambrosin

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