Elezioni Gran Bretagna. Testa a testa conservatori e laburisti. Programmi a confronto

LONDRA – Ultimo giorno di campagna elettorale in Gran Bretagna prima del voto di domani per il rinnovo del Parlamento. Un voto segnato dall’incertezza con i sondaggi che danno un testa tra i conservatori dell’attuale premier David Cameron e il leader dei laburisti Ed Miliband.

La prospettiva è quella dell’ingovernabilità: maggioranza relativa ma non assoluta. Una sfida giocata su economia, immigrazione, relazioni con l’Unione Europea. “La gente vuole riflettere attentamente prima di esprimere il proprio voto” – sottolinea il primo ministro uscente. “Arriverà il momento in cui quando si chiederà se potersi fidare di Miliband e della squadra. Ecco perchè noi possiamo ottenere un ottimo risultato”. Tornato alla ribalta, il partito Laburista di Miliband è concentrato su alcuni collegi settentrionali inglesi dove tenterà di difendere una tradizionale supremazia: “Questa è la scelta più chiara che il popolo britannico si trova a fare. Mi riferisco alla scelta tra un governo conservatore che funziona solo per pochi privilegiati, o un governo laburista che per prima cosa può dare lavoro a tutte le famiglie”, ha sottolineato Miliband. In Scozia intanto vola Nicola Sturgeon, l’emergente leader indipendentista dello Snp che sta cercando di superare la quota del 50% dei consensi e di sbarcare a Londra con in tasca molti seggi locali. Al centro o gli antipodi dei giochi ci sono due outsider: il vicepremier Nick Clegg leader dei “Libdem” risalito nei sondaggi dell’ultim’ora e l’Ukip il partito nazionalista ed euroscettico gidato da Nigel Farage. Intanto queste elezioni sono attese da tutta Europa per le ripercussioni che potrebbero portare nello scenario comunitario. Chiunque vinca le elezioni sarà chiamato a confrontarsi con sfide interne e alleanze per nulla scontate.

Economia, assistenza sanitaria e immigrazione sono alcuni dei temi più dibattuti nella campagna elettorale britannica. Un terreno di scontro in cui nessuno dei due principali partiti è riuscito a portarsi in testa. Non è un caso se le proposte di Tories e Laburisti si assomigliano. Puntando al centro, entrambi cercano di presentarsi come buoni amministratori dello Stato. Bilancio A questo fine, si impegnano a ridurre il deficit, attualmente al 5,7% del Pil. L’unica differenza è il lasso di tempo. I laburisti vogliono procedere gradualmente, mentre i conservatori promettono di centrare l’obiettivo nel 2018, effettuando tagli di bilancio per sedici miliardi di euro: una somma che dovrebbe servire a finanziare 3 milioni di posti per l’apprendistato. I laburisti intendono mettere un tetto alla spesa strutturale per le prestazioni sociali e propongono di aumentare il salario minimo sopra gli 11 l’euro l’ora. Sistema sanitario Tra le prime preoccupazioni degli elettori del Regno Unito, davanti a salari e immigrazione, c‘è il futuro del Servizio sanitario nazionale. Accusati dai loro avversari di volerlo privatizzare, i conservatori hanno assunto l’impegno di investire nella sanità oltre 11 miliardi di euro entro il 2020, senza precisare dove troveranno i fondi. Il labour ha promesso 13,6 miliardi finanziati dalle entrate fiscali. Immigrazione L’immigrazione, specie quella che proviene dagli altri Paesi europei, è un tema di inquietudine a cui nessuno dei due partiti vuole sembrare indifferente. I conservatori propongono di espellere gli stranieri che non trovano impiego dopo sei mesi sul suolo britannico. Tories e Laburisti vogliono limitare l’accesso alle prestazioni sociali. Un diritto che gli immigrati acquisirebbero dopo 4 anni con i Conservatori, dopo due anni con il Labour. Europa Per finire, i due Partiti puntano a rivedere le relazioni del Regno Unito con l’Europa. Cameron spinge per un referendum nel 2017 sulla permanenza nell’Unione, Miliband si limita a promettere un maggior peso di Londra in un’Europa riformata.

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