Siria. Assad, stampa turca: per gli Usa cadrà entro sei mesi

 ANKARA – Al massimo altri sei mesi e poi il presidente siriano Bashar al Assad cadrà.

L’80% del paese sarebbe ormai sotto il controllo dei ribelli, così come il 40% della capitale Damasco. Per la stampa di Ankara, che riferisce di colloqui avuti negli ultimi giorni a Washington fra alti diplomatici turchi ed esponenti del governo Obama, lo pensano gli Usa. La Siria è sempre più una polveriera. Le stragi di innocenti ormai non si contano. L’ultimo massacro è accaduto l’altro ieri. Più di cento civili, tra cui numerosi bambini, sono stati barbaramente uccisi. Lo ha denunciato l’ong Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus). La strage, secondo l’ong, è avvenuta nella giornata di martedì, quando l’esercito ha attaccato l’area agricola di Basatin al Hasawiya. Durante l’attacco, l’esercito avrebbe incendiato le case dei residenti, sparando ad alcuni e uccidendo a coltellate altri. L’Ondus afferma di avere i nomi dei membri di una famiglia di 14 persone, di cui tre bambini, tutti uccisi. Oggi, invece, sempre secondo quanto riferisce l’Ondus, quindici persone, tra le quali sette bambine, sono state uccise oggi in un raid aereo governativo a Husseiniyeh, un centro a sud di Damasco che ospita in maggior parte profughi palestinesi. Assad, intanto, è sempre più stretto nella morsa dei ribelli, ma non si limita certamente a guardare. Fonti giornalistiche statunitensi, non molti giorni fa, hanno riferito che il governo siriano avesse impartito l’ordine di lanciare missili Scud contro basi militari del nord del paese cadute nelle mani dei ribelli. Uno scenario allarmante che probabilmente ha spinto gli Usa ad accelerare i tempi per “accontentare” le richieste della Turchia, stato alleato a forte rischio attentati dopo che il presidente Erdogan di era schierato apertamente dalla parte dei ribelli. Per questo, lungo i 900 chilometri di frontiera comune, sono state dispiegate due batterie di missili Patriot e 400 soldati, al fine di rafforzare le difese dell’alleato. Una decisione presa in accordo con la Nato che punta a spegnere sul nascere possibili attacchi provenienti dalla Siria. Tale scelta, tra l’altro, rientra nel piano varato dall’Alleanza atlantica per rafforzare appunto le difese turche tanto che altre due batterie di Patriot a testa sono state fornite da Germania e Olanda.

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