Siria. Scontri ad Aleppo. Oltre 200 morti. Assad accusa gli inglesi di armare i terroristi

DAMASCO – È di almeno 200 morti il bilancio delle vittime dei combattimenti scoppiati negli ultimi otto giorni nei pressi dell’Accedemia di polizia di Aleppo, controllata ormai quasi totalmente dai ribelli: lo hanno reso noto fonti delle organizzazioni siriane per la difesa dei diritti umani.

Tra le vittime, secondo il bilancio fornito dalle ong, vi sono 120 fra militari e poliziotti; l’Accademia, nel quartiere di Khan al-Assal, era una delle principali basi militari nella parte occidentale della provincia di Aleppo.

I ribelli hanno inoltre assunto il controllo di una prigione nella provincia settentrionale di Raqa, al confine con la Turchia, liberando «centinaia di detenuti» al termine di combattimenti durati per giorni. Il bilancio delle vittime delle violenze di ieri in tutto il Paese è stato di almeno 182 morti. Intanto il presidente siriano Bashar al-Assad ha accusato il governo britannico di voler armare i «terroristi» in Siria, dicendosi pronto in un’intervista concessa al settimanale The Sunday Times al dialogo con l’opposizione me escludendo qualsiasi ipotesi di dimissioni.

«Come ci si può aspettare che il governo britannico contribuisca a far cessare le violenze quando vuole inviare materiale militare ai terroristi e non cerca di facilitare il dialogo fra i siriani?», ha commentato Assad la cui intervista è stata registrata in video. «Siamo pronti a negoziare con tutti, compresi quei militanti che depongano le armi: possiamo avviare un dialogo con l’opposizione ma non parleremo con i terroristi», ha continuato Assad, sottolineando però come «nessun patriota possa pensare di vivere fuori dal suo Paese, e io sono come tutti i patrioti siriani».
Abbandonare il potere peraltro non costituisce una soluzione per la fine del conflitto, come «dimostrano i precedenti in Libia, Yemen o Egitto» ha concluso Assad, ribadendo che la Gran Bretagna non può svolgere alcun ruolo costruttivo nella regione: «Non ci si aspetta che un piromane possa diventare pompiere, Londra è decisa a militarizzare il problema, deve agire in modo più ragionevole e responsabile». I Ministri degli Esteri dell’Ue hanno deciso il 18 febbraio scorso di prorogare il regime di sanzioni in vigore contro la Siria e di autorizzare un maggiore sostegno all’opposizione, senza tuttavia revocare l’embargo sulle forniture belliche; Londra aveva invece difeso l’ipotesi di una revoca anche parziale
che permettesse di fornire ai ribelli «equipaggiamento» in grado di «salvare vite».

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