Germania, l’euro è di nuovo in discussione. Tornano le critiche allo scudo anti-spread

La BuBa critica il sì strappato da Draghi alla Merkel la scorsa estate. Esm e Omt “troppo costosi”

BERLINO – Nemmeno il tempo che il Governo Letta si formi che la Germania alza il tiro. Al centro del mirino questa volta il piano salva euro. Lo ricordate il bazooka ideato da Draghi e Monti per calmierare le speculazioni dei mercati finanziari, lo spread, e quindi gli interessi (in tutte le accezioni di significato) sui debiti sovrani?

E’ notizia di ieri che la Bundesbank abbia consegnato un documento ufficiale nella mani della Corte Costituzionale tedesca un documento ostile agli scudi antispread. 29 pagine in cui sostanzialmente criticato l’Omt, ossia quei meccanismi ideato per acquistare i titoli di stato nelle situazioni di criticità di finanziamento sul mercato finanziario. Una soluzione da sempre mal digerita dai tedeschi, ma a cui dovettero cedere di fronte all’ipotesi di uno tsunami nell’area euro generato dall’implosione degli stati membri più fragili. Era solo lo scorso Agosto, e nonostante il “nein” del governatore Jens Weidmann, lo stesso che ha compilato il documento, l’unico membro del consiglio direttivo dell’Eurotower presieduta da Draghi a votare contro il lancio dello scudo. Lo storico provvedimento passò. Un rischio, quello di dover pagare titoli spazzatura, che fu sostanzialmente una sorta di “patto si solidarietà” tra le formiche nord europee che più guadagnano dalla crisi, e le cicale sud europee, a sempre troppo indaffarate per avvallare politiche di riforme seriamente stabilizzanti. Un mal comune mezzo gaudio che si disse fu il salvataggio dell’Euro e dell’Europa. “L’Europa pronta a comprare i debiti degli stati in difficoltà: vade retro speculatori” potrebbe essere la sintesi goliardica del provvedimento.

Ora la situazione sta cambiando. Lo si desume dal fatto che le critiche contenute in quei documenti siano stati pubblicati sul quotidiano “Handesblatt”, il quotidiano economico più autorevole della Germania. Non che siano novità, per carità, ma è un segnale chiaro. «L’acquisizione dei titoli di stato potrebbe a lungo termine mettere a rischio l’indipendenza della banca centrale, che è una condizione fondamentale per il compimento dei suoi principali obbiettivi: la salvaguardia della stabilità dei prezzi», denuncia il presidente della banca centrale tedesca. Che aggiunge: «Una volta che la politica monetaria si trova incamminata su questo sentiero insidioso, un’inversione di marcia diventa difficile e costosa». Un outing alla vigilia ad appena una settimana dal Consiglio Bce che potrebbe tagliare i tassi. Mica critiche buttate là a caso.

Una questione, quella sulla legittimità o meno dello scudo che sarà al vaglio del Tribunale costituzionale nel prossimo giugno, quando sarà esaminato un ricorso presentato contro il fondo di salvataggio permanente Esm. Ma anche l’Outright Monetary Transactions (Omt), la cui conformità rispetto alla legge fondamentale tedesca sarà al vaglio. Insomma, qualche pericolo c’è. E il parere della Banca centrale, ora, è disponibile a tutti. Come a dire: “noi c’abbiamo provato” o “non è colpa nostra”. Una vigilia di elezioni i programma il prossimo 22 settembre tutt’altro che frigida in Germania. Ma c’è anche chi critica la cancelliera come l’artefice di questi sviluppi. Se fosse stata meno intransigente, non si sarebbe arrivati a questo punto.

E’ noto che lo scudo a due gambe ideato da Draghi, ossia il Fondo salva stati Esm, e le Omt della Bce sia da sempre indigesto alla Merkel. Lo stavano a dimostrare prima il continuo diniego, poi il boccone indigesto del sì. La Merkel, si sa, in lieve flessione nei sondaggi elettorali, ma sempre saldamente in testa nelle preferenze dei tedeschi, che reputano il lavoro della cancelliera positivo per quanto concerne la tutela degli interessi teutonici. Ciò nonostante, la moneta unica è vista come un pericolo per l’economia tedesca da parte dell’opinione pubblica. Lo sta a dimostrare l’ascesa del partito anti-euro in un sondaggio dell’istituto Insa-Meinungstrend per la Bild. «Alternative fuer Deutschland» di Bernd Lucke ha già superato la soglia di sbarramento del 5%. Un sentimento da intercettare e inglobare in vista delle urne.

In questo senso sono da interpretare le critiche all’Italia fatte all’Italia e al governo Pd-Pdl con Letta premier da parte del ministro delle Finanze tedesche Shaeuble: “L’Italia smetta di lamentarsi e scaricare i propri problemi sugli altri”. Se voi Italiani vi state impoverendo non è colpa nostra in sintesi. Più cauta invece la posizione della diatriba tra la Bundesbank e la Bce: «Shaeuble non commenta né l’azione della Bce, né la posizione della Bundesbank», ma «conta sul fatto che la Bce si mantenga sempre nei confini del proprio mandato». Questa la secca risposta di Martin Kotthaus, il portavoce di Wolfgang Schaeuble, ieri in risposta a una domanda sul quanto pubblicato da Handesblatt e sui rapporti tra la BuBa e l’Eurotower. Insomma: con l’Italiano Draghi è meglio esser più cauti.

A rimanere indigesto alla Germania è particolarmente l’Esm, il fondo salva stati: uno fondo in grado di raccogliere fino a 500 miliardi di euro, e il cui costo è ripartito tra tutti gli stati membri, ma che in di fatto rimane sul “groppone” dei tre stati membri più ricchi: Germania 27,1%; Francia 20,4% e Italia 17,9%. Segue in quarta posizione la Spagna distanziata: “solo” l’11,9% del costo degli interventi. Da qui sono venuti i soldi per risolvere le crisi di Spagna e Cipro. Una soluzione che si è concretizzata con i 39.5 miliardi che Madrid ha avuto in dote lo scorso 12 dicembre per rimpolpare le casse delle banche spagnole, svuotate dalla bolla immobiliare. Ma anche i 9 dei 10 miliardi complessivi che hanno permesso a Cipro di evitare il default.

E’ un po’ come quando nella banche si chiede un finanziamento e gli addetti chiedono la firma del garante per tutelarsi da eventuali inadempienze: la Germania non vuole quella firma (l’Omt), in grado di mantenere bassi i tassi di interesse (più alto il rischio più alto il tasso, ma questo non avviene nella trattativa cliente-Banca). E non vuole nemmeno l’Esm, il salvadanaio (o il prestito nel nostro esempio) pronto a risolvere le crisi dei paesi più in difficoltà. Manco poi fossero prestito a fondo perduto. Per la sottoscrizione ci sono delle condizioni, spesso non proprio vantaggiosissime e improntate allo sperpero degli aiuti. Prelievo forzoso sui conti ciprioti docet. Sono da leggere in questo senso le aperture a questo tipo di soluzioni ventilate nei giorni scorsi, più incentrate alla “vedetevela da soli”, che al “mal comune mezzo gaudio” alla fine siamo tutti Europei. Forse.

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