Spagna. Entrata in vigore la ricetta anti-sfratto di Rajoy, ma è insufficiente

MADRID – Sospiro di sollievo per alcune vittime di ipoteca. Da oggi, in Spagna, entra in vigore la legge che sospende gli sfratti nei casi in cui all’interno del mutuo contratto vi siano delle clausole abusive. Si tratta di una vittoria per i tutti i consumatori, di Mohamed Aziz e della Corte europea di Giustizia.

Era solo la prima metà del marzo scorso quando una sentenza della Corte Ue stabilì che la legge spagnola sui pignoramenti era illegale e troppo vantaggiosa per gli istituti di credito. In particolare fu evidenziata l’impossibilità di bloccare le procedure di sfratto illegali, e quindi l’impossibilità di ricorrere in tempi certi contro le misure imposte dagli istituti di credito in violazione dell’articolo 93 del 1993 sulla tutela i consumatori. Un incipit, quello partito da Aziz, sfrattato dalla sua casa nel gennaio del 2011 per non aver rispettato i pagamenti del mutuo di 130mila euro contratto con Catalunya Caixa, che arrivò fino all’organismo europea con sede in Lussemburgo. La Corte Ue di fatto ordinò al governo di centro destra guidato da Mariano Rajoy di “mettere una toppa” a questa disuguaglianza normativa. E da oggi la cosa è stata fatta.

Non solo quanto stabilito dalla Corte Europea. All’interno della legge emanata ci sono anche norme che favoriscono la sospensione delle ipoteche, ma solo per due anni e nei casi in cui i destinatari rientrino nelle categorie più “vulnerabili”. A definire queste categorie di persone in difficoltà saranno due elementi: quelli economici e quelli sociali. Nel primo caso saranno garantite circa 120 mila famiglie il cui reddito non supera di 3 volte l’indicatore di reddito IPREM di circa 1500 euro. Mentre per i fattori sociali saranno “scudate” le famiglie numerose, le monoparentali con due figli, quelle con figli che hanno meno di tre anni, i portatori di handicap e le vittime di violenza. Non poco, ma non abbastanza per i sostenitori della piattaforma PAH, quella dedicata alle vittime di ipoteca. Da tempo infatti gli indignados del settore “ipoteca” avevano preso le distanze dal progetto di legge popolare accolto dal governo. A loro dire stravolto e manipolato dal governo del Partito Popolare e dall’iter parlamentare. Le quattro casistiche (l’altra è quella che prevede la ristrutturazione degli interessi di dimora e del debito) non sarebbero infatti sufficienti per risolvere il problema, che rimane molto radicato nel tessuto della società civile iberica. In particolare è stata abolita dal progetto di legge originaria la “dacion en pago”, ossia una misura che renderebbe possibile restituire le chiavi e la proprietà della casa alla banca. Una misura fortemente voluta dalla popolazione ma disattesa dell’Esecutivo. Inoltre le persone salvaguardate sarebbero un numero minimo rispetto a quelle che effettivamente ne avrebbero bisogno. Non è un caso che nessun partito dell’opposizione abbia votato il provvedimento.

Ma da una parte gli spagnoli possono essere in parte soddisfatti, dall’altra non gioiscono. La commistione tra mancanza di lavoro e gli sfratti da parte delle banche restano una grossa piaga sociale della crisi spagnola. Lo testimoniano i casi di suicidio derivanti dall’aggravarsi di crisi finanziaria e di conseguente sfratto. L’ultimo è avvenuto ieri a Murcia, dove un uomo si è impiccato nella stessa casa che poco dopo, che un’ordinanza ingiuntiva di sfratto diventasse effettiva. La Comunidad autonoma di Murcia, assieme all’Andalusia è una delle regioni più povere della penisola. E’ quanto ha emerge da uno studio dell’Instituto Valenciano de Investigaciones Económicas, che ha stabilito come assieme alla contigua Comunidad Autonoma di Valencia, le isole Canarie e Aragona, quella di Siviglia è una delle regioni in cui il gap tra ricchi e poveri si è manifestato di più. Forse anche a seguito di un inasprirsi della disoccupazione, più accentuata in queste regioni che altrove.

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