Maduro accusa la Colombia di voler destabilizzare il Venezuela

CARACAS – Non si ha pace in Venezuela. Dopo le polemiche sulle elezioni  proseguono le accuse del neo presidente Nicolas Maduro verso i suoi oppositori. Anche quelli stranieri. In auge torna il ruolo dell’ex presidente della Colombia Alvaro Uribe, già accusato dall’ex delfino di Chavez di aver complottato contro di lui per ucciderlo dopo le elezioni.

Lo scorso giovedì il nuovo round. “La destra fascista” ha lanciato “una guerra psicologica” che vede protagonista proprio l’ex presidente Álvaro Uribe, fuori dalle stanze del potere dal 2010, e che a quanto detto dal presidente Venezuelano starebbe cercando di “dividere le forze rivoluzionarie”. In particolare nelle mire della Colombia ci sarebbe Diosdado Cabello, presidente della Asamblea Nacional. Una “campagna sporca” ben più ampia, volta a “distruggere moralmente uomini come Cabello” ha sentenziato il presidente venezuelano.

La questione risale al 20 maggio scorso, quando fu diffusa una intercettazione telefonica in cui emergevano particolare scottanti per Cabello. Registrazione da cui emergerebbe il ruolo di Cabello come quello di un vertice di una intricata trama di corruzione intergovernativa. Un colpo basso dell’opposizione che è stata etichettata come un montaggio del Mossad israeliano e la CIA statunitense. Un “piano perfetto”.

Una strategia che per quanto riguarda Cabello è finalizzata ad assassinarlo moralmente, ma che farebbe parte di un più generale patto per stabilizzare la vita pacifica e l’economia del Venezuela. Protagonisti oltre a Álvaro Uribe Vélez e J.J. Rendón (un venezuelano) anche Roger Noriega (membro delle élite degli Stati Uniti). Una cospirazione che partirebbe da Bogotà e che vedrebbe protagoniste alcune istituzioni dello stato colombiano. Il tutto per destabilizzare l’economia venezuelana. “Ne ho le prove” ha proseguito Maduro.

Da parte della Colombia Alvaro Uribe aveva già definito le accuse di Maduro prive di fondamento e gli ha inoltre consigliato di indire delle nuove elezioni, contestate anche dall’opposizione. 

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