Allarme Fukushima, nuove rilevazioni. La contaminazione può uccidere in 4 ore

TOKYO – Sempre peggio la situazione nella centrale di Fukushima. La situazione non accenna a migliorare, soprattutto se si considera lo stato di contaminazione dell’area nei pressi dei serbatoi contenenti acqua contaminata. La Tepco ha resi noti i nuovi sconcertanti dati dalle rilevazioni di radioattività: ben 36 volte superiori ai limiti consentiti dalla legge per i lavoratori in zone ad alta esposizione radioattiva.

Circa 1800 millisiervert/ora. 18 volte in più rispetto a quanto rilevato lo scorso 22 agosto, a pochi giorni distanza cioè da quando fu lanciato lanciato l’allarme per la fuoriuscita di acqua refrigerante da alcuni serbatoi dell’impianto di Fukushima Dai-ichi. Tanto per dare una cognizione di quanto effettivamente questi valori possano essere dannosi per la salute dell’uomo, è sufficiente pensare che basterebbero 4 ore di contaminazione per portare alla morte il malcapitato. Non è escluso che questa portata di esposizione possa trafiggere anche le speciali tute di protezione che compono l’equipaggiamento degli operatori.

La Tepco, che ha nei giorni scorsi fatto “mea culpa” per i continui incidenti nell’impianto gravemente danneggiato dal terremoto e dallo tsunami dello scorso 11 marzo, ha tentato di smussare l’impatto di queste nuove allarmanti informazioni, spiegando dalla volta scorsa ad oggi sono stati cambiati i macchinari che rivelano lo stato di contaminazione. Quelli utilizzati lo scorso 22 agosto avevano una portata massima di 100 millisiervert. Il doppio del consentito, ma anche quanto effettivamente registrato. Se anche allora i valori fossero stati così alti non è possibile saperlo.

Nel frattempo però sembra essersi risolto, quantomeno da un punto di vista teorico, l’enigma che in questi giorni ha impegnato gli addetti alla sicurezza. E’ stata trovata infatti la perdita che avrebbe causato la perdita di acqua dei giorni scorsi. Si tratta di una conduttura che collega due vasche di raffreddamento.

Mentre per quanto concerne la “stima dei danni”, uno degli studi più interessanti proviene dall’Australia. Secondo Erik van Sebille, del Centro di ricerche sul cambiamento climatico dell’Università del Nuovo Galles del Sud, le acque fuoriuscite dalla centrale durante lo tsunami dovrebbero raggiungere le coste della California il prossimo anno. Nessun pericolo contaminazione, comunque. Perchè la diluizione delle sostanze radioattive in tre anni di traversata dell’Oceano Pacifico avvenuta grazie alla corrente della Kuroshio, avranno fatto scendere il tasso di radioattività nei limiti consentiti. Ma nel frattempo?

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