DAMASCO – Sono almeno cento i civili uccisi ieri in operazioni dei governativi in Siria. Il bilancio è degli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani che parla di uno sviluppo improvviso del conflitto e di scontri e raid nel nord di Damasco e in altre aree.
Poco fa, secondo Al Jazira, colpi di mortaio vicino alla tv di Stato, a Damasco, avrebbero provocato vittime. Venti i ribelli giustiziati nel nordest da qaedisti, impegnati in una contro insurrezione, sostengono testimoni. Le fonti affermano che i 20 combattenti giustiziati con colpi di arma da fuoco nella località di Atshana, a sud di Hasake, appartengono a gruppi di ribelli islamici e che questi si erano rifiutati di rispondere all’ordine di Isis di combattere contro Jabhat an Nusra, formazione qaedista siriana rivale di Isis e alleata degli insorti contro il regime di Damasco. Il numero di siriani fuggiti dal loro Paese e che si sono registrati come rifugiati in Libano ha superato il milione: l’allarme è dell’agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr), secondo cui adesso i siriani in Libano sono un quarto della popolazione locale. Il minuscolo Libano è ora diventato il Paese con la più alta concentrazione pro capite di rifugiati al mondo. “L’afflusso di un milione di rifugiati sarebbe un problema per qualsiasi nazione, ma per il Libano, un piccolo Paese in difficolà, l’impatto è devastante”, parole comunicate dal capo dell’Unhcr, Antonio Guterres.
Non si placano come si è visto in questi giorni gli episodi di violenza in Siria. I guerriglieri armati dell’opposizione siriana mercoledì hanno bombardato con missili la stazione di trasformazione alla periferia di Damasco. Secondo il comunicato del ministro dell’energia elettrica della Siria Imad Hamis, a causa del raid diversi quartieri della capitale sono rimasti senza elettricità. Sei persone sono state uccise e decine sono rimaste ferite. Della guerra civile in Siria si è occupata oggi il ministro degli Esteri Federica Mogherini definendola quella che la preoccupa di più: lo ha dichiarato la stessa titolare della Farnesina, al Forum organizzato dall’Aspen Institute Italia. È “un’area in cui le tensioni con la Russia possono avere conseguenze”, ha osservato, e un’area di grande allarme perché “dopo 3 anni la situazione non è migliorata e c’è una sensazione di frustrazione molto forte”. “La situazione umanitaria peggiora di giorno in giorno e gli unici passi in avanti, anche lenti, sono stati quelli nell’eliminazione delle armi chimiche”, ha proseguito il ministro, ricordando che l’eliminazione dell’arsenale chimico siriano potrebbe “non risolvere il problema”. “Non so se al-Assad farà parte del dibattito che ci porterà alla soluzione”, ha aggiunto, ma “l’unica cosa chiara è che non si può andare avanti come abbiamo fatto finora”. 150 mila morti in tre anni di conflitto, di questi un terzo circa sono civili e almeno ottomila bambini. L’Osservatorio nazionale per i diritti umani fornisce un bilancio di vittime non verificabile e non confrontabile con i dati delle organizzazioni internazionali che da mesi non danno cifre, ma il conteggio viene ritenuto verosimile da chi, come mons. Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo e presidente di Caritas Siria, questa guerra l’ha vissuta sin dall’inizio. Mons. Audo denuncia la povertà estrema nella quale ogni giorno di più si trovano i suoi concittadini, sottolineando con queste parole lo stato della siria in questo periodo di guerra: Da noi, questo è il grande problema e il grande pericolo, abbiamo bombe che arrivano da non so dove, sui quartieri, sulle chiese, sulle case … E’ una cosa terribile! Per esempio, la gente non cammina più come prima per la strada: fa attenzione, perché non si sa in quale momento possa cadere una bomba su di loro o accanto a loro”.