Ebola. A rischio contagio 2,5 milioni di bambini. La Banca Mondiale fa il mea culpa

ROMA – Circa 2,5 milioni di bambini sotto i 5 anni d’età sono attualmente esposti al rischio di contagio del virus ebola in Sierra Leone, Guinea e Liberia, dove già muoiono ogni giorno almeno 100 bambini di malaria, diarrea e polmonite. È quanto emerge dal rapporto di Save the Children  Nati per morire – Indice di rischio mortalità mamma-bambino, diffuso in occasione della ripartenza della campagna di sensibilizzazione  Every One.

Il numero delle piccole vittime, si legge nel dossier dell’organizzazione, è destinato a crescere per l’impossibilità, da parte dei sistemi sanitari al collasso di assicurare le cure adeguate e somministrare vaccini o per la possibile rinuncia da parte delle famiglie a rivolgersi a strutture e operatori sanitari per paura del contagio. Sono 265.000 gli adulti e i piccoli raggiunti finora da Save the Children, che ha formato 3.000 operatori sanitari sulle principali misure di prevenzione del virus; in Liberia ha costruito un Centro per il trattamento di ebola e sta costruendo 10 Unità di cura; in Sierra Leone, fuori Freetown, sta costruendo un Centro di riferimento con 100 posti letto, che gestirà direttamente, in collaborazione con il governo britannico. Nel frattempo il presidente della Banca Mondiale, Jim Kim, ha riconosciuto che la Comunità internazionale ha «fallito miseramente» la sua risposta all’epidemia di Ebola, il virus che

ha già ucciso 3.800 persone in Africa occidentale.  La Banca Mondiale – che in occasione del meeeting annuale di questo weekend a Washington organizza una riunione sulla lotta contro il virus alla presenza dei leader dei tre Paesi più colpiti (Guinea, Sierra Leone e Liberia) – intende costituire un fondo da 20 miliardi di dollari che, in futuro, sarà in grado di reagire istantaneamente alle emergenze. 

«È tardi, è davvero troppo tardi», ha detto Kim in un’intervista pubblicata oggi sul quotidiano britannico The Guardian. «Avremmo dovuto fare così tante cose. Avrebbero dovuto essere costruite infrastrutture sanitarie. Avrebbero dovuto esserci monitoraggi nel luogo del primo caso riportato. Avrebbe dovuto esistere una risposta coordinata». Secondo i dati raccolti dall’Organizzazione mondiale della salute, il numero dei decessi ha toccato ormai 3.879 e non vi è alcun segnale che il contagio stia rallentando. «Adesso poi che il virus ha raggiunto la Spagna e gli Stati Uniti – ha aggiunto Kim – la probabilità che Ebola si diffonda in altri Paesi europei è piuttosto alta».

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