Isis, criminali a 360 gradi. Appello di Ban Ki-moon

TRIPOLI – I miliziani dello Stato islamico continuano la loro distruzione contro un patrimonio culturale che appartiene a tutta l’umanità.

Oggi i jidahisti hanno distrutto e saccheggiato l’antica citta’ assira di Dur Sarrukin, fondata nel 717 a.C. Dur Sarrukin, l’odierna Khorsabad, che si trova circa 20 chilometri a nord di Mosul. Lo ha riferito all’agenzia Dpa un funzionario della sovrintendenza ai beni culturali della provincia di Ninive, Jumaa Abdullah. “Secondo testimoni locali, gli jihadisti hanno rubato gran parte delleantichita’ del sito archeologico delle antiche rovine e hanno fatto saltare in aria quel poco che hanno lasciato”, ha spiegato Abdullah. La citta’, famosa per i suoi rilievi in pietra, fu fondata dal re assiro Sargon II e fu la capitale del nuovo impero assiro. 

Nel frattempo il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha sollecitato l’intervento della comunità internazionale per fermare la distruzione dei siti archeologici iracheni da parte dei jihadisti dello Stato islamico (Isis). Analogo appello è stato lanciato ieri anche dal ministro iracheno per il Turismo e le Antichità, che ha chiesto il “sostegno aereo” contro l’Isis, dopo che nelle ultime settimane i jihadisti hanno distrutto le opere d’arte conservate nel museo di Mosul, i tesori dell’antica città di Nimrud e il sito archeologico di Hatra, risalente a oltre 2.000 anni fa.”Il segretariato generale lancia un appello urgente alla comunità internazionale per mettere rapidamente fine a questa odiosa attività terroristica e contrastare il traffico illegale del patrimonio culturale – si legge in un comunicato – la distruzione deliberata del nostro comune patrimonio culturale rappresenta un crimine di guerra”. 

Intanto lo stato islamico sembra indebolirsi. Infatti martellato dai cieli dai raid della coalizione internazionale e sul terreno dal pressing delle truppe irachene e delle milizie sciite, l’Isis sembra cominciare a logorarsi anche all’interno. E’ quanto emerge da un reportage dal Washington Post, che per la prima volta testimonia le defezioni e il dissenso che starebbero logorando l’aura di invicibilita’ del ‘califfato’. “La tensione e’ provocata dal dissenso tra i miliziani locali e i foreign fighters, i volontari stranieri, ma anche dagli infruttuosi tentativi di reclutare cittadini pronti ad andare sulla linea del fronte”, scrive il quotidiano. Il risultato e’ che al momento “la maggiore minaccia alla capacita’ dello Stato Islamico di perdurare sembra arrivare dall’interno, pecche’ le sue grandiose promesse non collidono con la realta’ sul terreno”, ha raccontato al quotidiano l’analista, Lina Khatib, alla guida del Carnegie Middle East Center a Beirut.

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