Nigeria al voto. Timore brogli elettorali

LAGOS – La Nigeria, il Paese più popoloso del continente africano, va oggi alle urne per eleggere un nuovo presidente e rinnovare il parlamento, dopo il controverso rinvio di sei settimane del voto deciso lo scorso febbraio per garantire maggiori condizioni di sicurezza a fronte della minaccia posta dai jihadisti di Boko Haram.

Sono circa 68,8 milioni i nigeriani registrati nelle liste elettorali per le presidenziali e le legislative, su 173 milioni di abitanti. Gli elettori torneranno quindi alle urne l’11 aprile per scegliere i governatori dei 36 Stati della Federazione nigeriana e i rispettivi parlamenti locali. I candidati alla massima carica dello  Stato sono 14, tra cui  una donna, ma di fatto la sfida riguarda il presidente uscente Goodluck Jonathan e l’ex generale Muhammadu Buhari, già alla guida di una giunta militare negli anni ’80, oggi alla testa dell’opposizione. Gli elettori sono chiamati anche a eleggere i 360 membri della Camera dei rappresentanti e i 109 senatori.I 119.973  seggi presenti nel Paese apriranno alle 8 per la registrazione degli elettori e chiuderanno alle 13; le operazioni di voto inizieranno subito dopo, alle 13.30, quando agli elettori registrati verrà chiesto di mettersi in fila, e si concluderanno una volta esaurita la fila. L’esito del voto dovrebbe conoscersi nell’arco di 48 ore; qualora nessuno dei candidati dovesse ottenere la maggioranza dei voti si andrà al ballottaggio.

Il capo della commissione elettorale, Attahiru Jega, ha dichiarato nei giorni scorsi che è stato fatto “”quanto è umanamente possibile”” per garantire elezioni libere, giuste, credibili e pacifiche. Ma le minacce alla sicurezza, poste sia dai jihadisti di Boko Haram che da violenze di matrice politica interna, continuano a rappresentare la principale preoccupazione alla vigilia del voto. Dopo il voto del 2011 quasi 1.000 persone rimasero uccise negli scontri. Jonathan e Buhari si sono pubblicamente impegnati a rispettare l’esito del voto, invitando i propri sostenitori dall’astenersi da azioni violente.A preoccupare sono anche la capacità delle centinaia  di migliaia di sfollati nel Nord-Est del Paese di poter votare, così come l’uso, per la prima volta, di tessere elettorali elettroniche, adottate per scongiurare brogli.  

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