Uganda: Ancora 48 ore. Una “petizione” contro la condanna a morte degli omosessuali

RAVENNA – Il prossimo 12 maggio, a Kampala, s’insedierà il nuovo Parlamento eletto – sulla base della costituzione del ’95 e non senza una coda di polemiche sfociate, ancora nei giorni scorsi, in tumulti popolari e manifestazioni di piazza – nelle elezioni parlamentari dello scorso 18 febbraio, appena due giorni prima di quelle presidenziali che hanno visto prevalere, per la 4a volta, il presidente Yoweri Kaguta Museveni con oltre il 68 per cento dei voti.

Il 12 maggio, dunque, sarà anche il giorno in cui – come in ogni assemblea parlamentare degna di questo nome – saranno “azzerate” tutte le proposte di legge depositate fino ad allora, a qualsiasi grado di discussione si trovino. Il potentissimo quanto pericolosissimo parlamentare omofobo e razzista, David Bahati, influente membro del partito del presidente al governo, il Movimento di Resistenza Nazionale, dunque, ha meno di 48 ore di tempo per far approvare la legge con cui s’introduce nella legislazione ugandese il reato di omosessualità per cui sono previste varie pene detentive fino alla condanna a morte per gli omosessuali affetti da Hiv, o nel caso di stupro di una persona dello stesso sesso.

Le stesse 48 ore che, per fortuna, sono ancora a disposizione di tutti noi per stringere d’assedio il presidente ugandese, proseguendo in tutti i modi nell’azione di contrasto e di pressione messa in atto dalla comunità internazionale (in testa il presidente Obama), che da ottobre 2009 – quando il parlamentare che pur avendo studiato a Glasgow poco ha imparato in termini di civiltà, democrazia e tolleranza – ha consentito di trascinare fino ad oggi l’iter del provvedimento bloccato, peraltro, a più riprese, grazie proprio alle iniziative internazionali, dallo stesso presidente Museveni.

In queste 48 ore, perciò, vi invitiamo a collegarvi QUI e firmare la petizione di Avaaz.org già arrivata, in solo poche ore, a quota 600 mila.
Collegandovi all’indirizzo, troverete anche un link che vi fornirà il numero di telefono del primo ministro italiano e alcune indicazioni che possono servire per sollecitare, qualora trovasse il tempo, il “nostro” capo del governo a intervenire personalmente sul presidente ugandese.

Un intervento che l’associazione radicale “Certi Diritti” insieme a: Arcigay, “Nessuno Tocchi Caino” e “Associazione Luca Coscioni”, hanno già sollecitato con una lettera indirizzata al Ministro degli Esteri Franco Frattini, e, per conoscenza, al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per chiedergli di intervenire con la massima urgenza su quanto sta avvenendo in Uganda contro le persone omosessuali in violazione della legalità internazionale.

Nella lettera, inoltre, sottoscritta anche dai deputati radicali: Donatella Poretti, Marco Perduca, Rita Bernardini, Marco Beltrandi, Matteo Mecacci ed Elisabetta Zamparutti, i firmatari chiedono al ministro Frattini “di intervenire attraverso tutti i canali diplomatici affinchè venga scongiurata l’eventualità dell’approvazione dell’ “Anti-Homosexuality Bill”… e di allertare la nostra sede diplomatica a Kampala qualora esponenti della comunità “lgbt” ugandese chiedessero protezione nelle prossime ore.

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