Argentina domani al voto presidenziale, Scioli il grande favorito

Foto di Aldo Feroce

Foto di Aldo Feroce

BUENOS AIRES – Alla vigilia delle elezioni presidenziali, le possibilità per l’opposizione di scalzare dal potere il peronismo, incarnato negli ultimi 13 anni dal clan dei Kirchner, appaiono scarse: il candidato governativo, Daniel Scioli, è il favorito alla successione di Cristina Fernandez de Kirchner, il cui mandato scade il 10 dicembre.

Dopo le primarie del 9 agosto scorso, che hanno definito i candidati, il 25 ottobre si svolge il primo turno con un eventuale ballottaggio il 22 novembre. Più che i sondaggi, che non sempre si sono rivelati affidabili, proprio le primarie costituiscono già un buon indicatore in quanto sono obbligatorie per tutti i partiti e le coalizioni – e, almeno in teoria, anche per gli elettori – e vengono svolte a livello nazionale: dunque, forniscono una misura abbastanza precisa dell’appoggio ai singoli candidati.Tenendo presente che il peronismo abbraccia uno spettro politico assai ampio – dal centro destra al centro sinistra, con varie correnti unite dal mito di Juan Peron e Evita ma soprattutto da una pragmatica quanto tenace volontà di permanenza al potere – le tre principali coalizioni in campo sono il Frente para la Victoria (Fpv), che rappresenta l’ala kirchnerista del peronismo; Unidos por una Nueva Alternativa (Unv), corrente peronista contraria all’attuale esecutivo; e Cambiemos, unica vera formazione di opposizione.Leader dell’Fpv è Daniel Scioli,governatore della provincia di Buenos Aires e fedele alleato dei Kirchner (sebbene durante la campagna elettorale abbia cercato di ritagliarsi un profilo più indipendente per non apparire una semplice marionetta): in questo senso, gode dell’appoggio del governo uscente e di tutta la macchina propagandistica dell’esecutivo, fattore non di poco peso; il suo punto debole è però lo scarso carisma.

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Il rivale all’interno del campo peronista è Sergio Massa, un parlamentare bonaerense assai critico con le politiche economiche del governo; di contro, a guidare Cambiemos è un miliardario – tacciato dai peronisti come liberista – e sindaco della capitale, Mauricio Macri.Scioli, unico candidato alle primarie dell’Fpv, ha ottenuto il 38,4% delle preferenze (un risultato peggiore di quanto ci si aspettasse); Cambiemos ha raccolto il 30,1%, di cui la maggior parte è andata a Macri (24%) e il resto a candidati minori; infine, l’Unv ha fatto registrare un successo inatteso con il 20,6% delle preferenze (ma solo il 14,2% per Massa).Il che tradotto sembra indicare che Scioli non avrà problemi a vincere il primo turno, mentre per un eventuale ballottaggio la questione è meno chiara: le due opposizioni al kirchnerismo, interna ed esterna, insieme hanno il 60% delle preferenze, anche se è improbabile che i peronisti dissidenti possano votare in blocco Macri pur di negare la vittoria a Scioli.

La legge peraltro pone condizioni particolari per una vittoria al primo turno: basta il 40% dei voti, ma con almeno il 10% di vantaggio sul secondo classificato: Scioli, stando almeno al dato delle primarie, è al limite e per questo i kirchneristi stanno cercando di accelerare con delle offerte di alleanza – e di posti di governo – a esponenti di alto profilo del peronismo dissidente per guadagnare qualche consenso in più a scapito di Massa, e mettere nello stesso tempo al sicuro il distacco su Macri.Questi peraltro durante la campagna ha prima rifiutato un accordo con Massa, per poi cambiare rotta e cercare di presentare un’immagine meno liberista, arrivando addirittura ad inaugurare una statua di Peron. Sia come sia, la situazione economica del Paese non è certo rosea e ci si aspetta che il prossimo esecutivo cambi rotta rispetto alle politiche del kirchnerismo: in particolare, delle misure più favorevoli ai mercati e agli investimenti esteri e, di riflesso, migliori rapporti con gli Stati Uniti.

 

 

 

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