Argentina al ballottaggio. Il Paese manda in pensione il kirchenerismo

Foto di Aldo Feroce

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BUENOS AIRES (nostro corrispondente)- Con un colpo di scena e un’attesa di oltre cinque ore dalla chiusura dei seggi, arrivano i dati ufficiali dal Ministero degli Interni argentino. Con grande sorpresa il candidato dell’opposizione, Mauricio Macri, è in testa a Daniel Scioli peronista e designato come successore di Cristina Kirchener. A Buenos Aires, è passata da poco la mezzanotte.

Con il passare del tempo, la distanza tra i due si assottiglia e il distacco è di soli due punti.  Scioli ripassa in vantaggio con il 36,86%, e Macri il 34,33 (97,17% dei seggi). Inevitabile ballottaggio il 22 di novembre.

Per la Presidenta rappresenta un duro colpo e soprattutto, la grande sorpresa è che il partito guidato da Macri, Cambiemos, abbia vinto nella provincia di Buenos Aires, da sempre feudo peronista e ago della bilancia delle elezioni argentine.

La candidata Maria Eugenia Vidal, candidata di Cambiemos nella Provincia di Buenos Aires, con il 39,49%, supera di molto il suo rivale peronista Anibal Fernadez del Frente para la Victoria, rimasto al 35,18% (96.75% dei seggi).

E’ significativo che la provincia, più povera e con più problemi sociali, abbia voltato le spalle al peronismo premiando l’opposizione scegliendo la Vidal e Macri.

Probabilmente, gli elettori hanno voluto punire il governatore della provincia, Daniel Scioli, per il suo apparentemente immotivato viaggio a Roma, mentre loro si ritrovavano sotto il fango dell’ ennesima inondazione.

Da anni, nella provincia, reclamano infrastrutture, servizi e bonifiche, combattere il narcotraffico e delinquenza. Scioli è stato assente ed ha perso totalmente il contatto con i suoi elettori, così come assente durante la campagna elettorale, è stato Anibal Fernandez, suo rappresentante.

Durante lo spoglio delle schede, la presidenta Cristina, non si è mai fatta sentire tantomeno vedere. Neanche sui social ha lanciato un messaggio contrariamente all’abitudine di cinguettare l su Twitter. La sconfitta deve pesare molto all’interno del governo, al punto da far rallentare notevolmente l’aggiornamento dei dati e dello spoglio delle schede.  Basti pensare che nelle poco popolate provincie del sud del paese, con i candidati parenti della Presidenta, alle quattro del mattino erano state scrutinati solo il 32% dei seggi. Dati che hanno alimentato la paura di nuovi possibili brogli elettorali.

Il gioco è solo all’inizio. Il movimento peronista, dovrà vedersela al suo interno e fare i conti con le sue correnti contrapposte e le sue contrassizioni. Una cosa è certa, l’Argentina inizia una nuova era e manda in pensione il kirchenerismo della decada ganada.

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