Iran. Un altro scienziato nucleare ucciso a Teheran

TEHERAN – Ennesimo scienziato nucleare iraniano ucciso. Con dei colpi d’arma da fuoco, davanti alla sua casa di Teheran, e la moglie è rimasta ferita. Per ora il nome della vittima l’agenzia di stampa iraniana non l’ha rivelato. Comunque da indiscrezioni sembra che fosse un membro della squadra di tecnici che dal 2000 stanno lavorando al programma nucleare iraniano. E dunque sarebbe un nuovo omicidio di un componente di questa equipe tecnica.

 

Nel 2003 l’ingegnere Ali Mahmoudi Mimand, padre del programma missilistico dell’Iran, rimase ucciso da un’esplosione all’interno del complesso militare industriale Shahid Hemat, a sud di Teheran. Nel 2007 il professor Ardenshir Hassenpour – ritenuto dai servizi segreti di molti paesi il massimo esperto iraniano nel settore della ricerca militare – morì a causa di una fuga di gas radioattivo. Nel 2008, un aereo diretto a Teheran precipitò, causando la morte di 44 persone, in gran parte ingegneri e scienziati iraniani. Nel 2010 lo scienziato nucleare Massoud Ali Mohammadi è stato ucciso a Teheran da una motopompa azionata a distanza.

Un suo collega, Shahram Amiri, è scomparso nel 2009: si è recato in pellegrinaggio alla Mecca, dopodiché di lui si sono perse le tracce.
Il ministro degli Esteri iraniano, Manoushehr Mottaki, dichiarò che, secondo l’inteligence iraniana, il dottor Amiri era stato rapito dai servizi segreti sauditi, per conto del governo degli Stati Uniti d’America e di Israele. Il governo di Riad negò subito ogni responsabilità.
Il caso di Amiri in realtà è un rompicapo nel rompicapo. Riapparve infatti poco più di un anno dopo, a Washington, all’ambasciata del Pakistan mentre cercava aiuto per ritornare a Teheran. La sua ricomparsa destò molto clamore; tornò in Iran e venne accolto come un eroe. Ma ben presto l’atteggiamento verso di lui cambiò. Durante la sua prigionia infatti vennero pubblicati sul web due video: nel primo lo si vedeva (non chiaramente) dichiarare che era stato rapito e torturato dalla Cia, ma che non aveva mai collaborto; nel secondo affermava di essere in America di sua spontanea volontà. Una volta libero e in Iran, tenne una conferenza stampa in cui riaffermò le dichiarazioni del primo video.

 

Ma giornali e televisioni, in particolare statunitensi e inglesi, iniziarono a fornire informazioni diverse sulla realtà dei fatti, e anche il governo iraniano iniziò a dubitare del suo eroe. Tra le varie tesi avanzate dai quotidiani anglosassoni, due presero vigore. La prima: Amiri era scappato in Usa per cercare asilo politico (ma poi decise di voler tornare davvero in patria). La seconda: Amiri faceva parte – in qualità di ‘talpa’ – del programma segreto della Cia per ostacolare la corsa iraniana all’atomo, nome in codice: “Programma Decapitazione”. E’ il quotidiano britannico Daily Telegraph ad annunciare l’esistenza di questa operazione segreta, citando delle fonti interne alla Cia. Il programma, elaborato da Usa e Israele, prevedrebbe, come già il nome suggerisce, l’eliminazione fisica degli scienziati iraniani responsabili del programma nucleare di Teheran, al fine di ritardare e ostacolare la corsa al nucleare del nemico Iran. A gestire questo “Programma Decapitazione” sarebbe il Mossad, il servizio segreto israeliano.
Evidentemente, il governo iraniano legge il Daily Telegraph: Shahram Amiri è in prigione per tradimento.

 

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