NEW YORK – Weekend di proteste negli Stati Uniti, a pochi giorni dai festeggiamenti per l’Indipendence Day del 4 luglio. Domenica migliaia di persone marceranno in tutto il paese per chiedere l’impeachment del presidente americano Donald Trump. La protesta “7.2.2017” attraverserà Tutti gli stati dell’Unione, ma avrà uno dei suoi momenti centrali a New York.
La marcia partirà dall’incrocio tra Central Park e la 61esima strada, lo stesso dove si è tenuto, il 20 febbraio, il “Not my President”, altra protesta contro il presidente americano. Sito ufficiale della protesta è impeachment.org, dove si legge che, secondo gli organizzatori “Donald Trump ha sfacciatamente violato la Costituzione dal giorno in cui ha prestato giuramento come presidente”. Per questo viene chiesto l’impeachment: il miliardario avrebbe, in base a quanto si legge sul sito, violato sia il Foreign Emoluments Clause, che proibisce a un presidente di ricevere denaro o cariche da governi stranieri, che il Domestic Emoluments Clause, che vieta invece di ricevere emolumenti negli Stati Uniti, al di fuori del compenso percepito come presidente. Infine, Trump avrebbe ostacolato la giustizia rimuovendo dai loro incarichi il segretario alla Giustizia, Sally Yates, e il capo dell’Fbi James Comey.(
Le proteste contro il presidente hanno attraversato Tuttii suoi primi mesi di mandato: se ne contano già quasi 20. Tra le più importanti, quella organizzata il giorno della cerimonia di inaugurazione della presidenza il 20 gennaio 2017, quando centinaia di migliaia di persone si radunarono a Washington, e la Women’s March (Marcia delle Donne) del giorno successivo, che attirò quasi seicentomila persone nella stessa città. L’ultima, in ordine temporale, si è tenuta tra il 28 e il 29 giugno al Campidoglio per protestare contro l’Health Care: alcuni manifestanti hanno formato una catena umana per chiedere ai senatori di non cancellare il loro diritto alla cura. Domenica sarà la giornata più importante, ma c’è un’altra che va avanti ormai da settimane: da fine maggio decine di attiviste per i diritti delle donne si riuniscono di tanto in tanto in sit-in silenziosi contro la proposta di legge per la nuova riforma sanitaria nelle capitali di diversi stati Usa. E lo fanno vestite come i personaggi femminili di “The Handmaid’s Tale”, il romanzo della scrittrice canadese Margaret Atwood pubblicato nel 1985 e da poco diventato una serie tv per il canale americano Hulu. Con mantello rosso e copricapo bianco, le attiviste protestano in difesa di Planned Parenthood, l’associazione Usa che si batte in difesa del diritto aborto e dell’educazione sessuale facendo informazione e dando la possibilità di abortire in sicurezza a chi ne ha bisogno (e che, se la riforma Trump fosse approvata, subirebbe tagli importanti ai fondi).