Julia Timoshenko sul banco degli imputati

KIEV – L’ ex premier Julia Timoshenko,  per aver   ostacolato il corso della giustizia, era stata arrestata in aula. Nei suoi confronti vigeva  l’obbligo di residenza coatta.

Prima donna a ricoprire la carica di primo ministro dell’Ucraina,  era considerata la più importante alleata del capo dell’opposizione Viktor Juščenko, sostenendolo durante la campagna per le presidenziali del 2004. Fu anche una delle guide della Rivoluzione Arancione, nata da quelle elezioni e che portò Juščenko alla presidenza. In questo periodo alcuni mezzi di comunicazione occidentali la raffigurarono come la “Giovanna d’Arco della Rivoluzione Arancione”. Ora è accusata di abuso di potere per aver imposto alla società statale energetica Naftogaz un accordo con il colosso russo Gazprom per le importazioni di gas nel 2009, senza il parere del governo da lei guidato. Secondo l’accusa, il prezzo concordato, di 450 dollari ogni mille metri cubi, sarebbe stato svantaggioso per l’Ucraina.

Si è discusso anche della possibilità di annullare i contratti stipulati dalla Tymoshenko. Lo ha detto l’attuale primo ministro, Mikola Azarov, intervenendo in tribunale a Kiev. «Stiamo analizzando», ha detto Azarov, «la possibilità di abrogare quei contratti in tribunale. Se non riusciamo a farli annullare, il prezzo del gas per noi sarà di 450 dollari ogni 1.000 metri cubi e anche di più». Nella sala delle  udienze erano entrati 30 poliziotti in tenuta antisommossa per effettuare l’arresto ed evitare scontri con i sostenitori dell’ex primo ministro, per  decisione del procuratore Lilia Frolova, dopo che durante la testimonianza del primo ministro in carica, Nikolaj Azarov,  la Timoschenko  aveva gridato accuse pesanti nei suoi confronti.

Dopo essersi vista negare la libertà provvisoria chiesta dal suo avvocato, Iuri Sukhov , con l’arresto impugnato, più di 50 parlamentari e circa 200 tra artisti,scienziati e personaggi pubblici hanno firmato una petizione peril rilascio dell’eroina della Rivoluzione arancione filooccidentale del 2004. Ma la popolarità in calo non aiuta, e oggi è meno simbolo della libertà e più parte in causa nello scontro tra gruppi di potere. All’ex premier ucraino non resta che attaccare il giudice Rodion Kireiev, che presiede la corte che la sta processando, dicendogli di stare dalla“parte della mafia”. “Non mi alzerò di fronte a voi – ha aggiunto Timoshenko – sarebbe come mettersi in ginocchio davanti alla mafia”.

 

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