Cina. “Il mal del funzionario”: la cronologia nera del Nanfang Daily

PECHINO (corrispondente) – Una lista degli orrori va a chiudere gli aggiornamenti sulla vicenda del segretario del Partito di Wujiang, Su Li, trovato impiccato nella sua abitazione il 17 febbraio.

Il Nanfang Daily, quotidiano ufficiale del Partito comunista del Guangdong, pubblica una cronologia agghiacciante: in due anni sono 8 i funzionari (compreso Su) ad ad aver deciso di togliersi la vita, di cui la maggior parte di stanza nel sud della Cina.

Ottobre 2010: Wu Xuexin, predecessore di Su Li, viene destituito e dopo 2 anni di si è lanciato nel vuoto. Alcune questioni economiche lo avrebbero portato a commettere un gesto tanto disperato.

20 marzo 2010. Alle prime ore della mattina, Lai Chenfu, 51 anni, vice-presidente della Conferenza Consultiva Politica del Popolo della città di Jiangmen (Guangdong), nonché capo del Dipartimento per il Fronte Unito, si è impiccato nei pressi della sua abitazione. Da tempo soffriva d’insonnia e di depressione cronica.

8 aprile, 2010 ore 8,30: il sindaco di Putian, città della provincia del Fujian è caduto dal quinto piano dell’ufficio comunale. La notizia è stata diffusa dall’Ufficio Informazioni provinciale.

5 febbraio 2010, ore 17,00. Il capo della procura di Maoming (Guangdong), Liu Xianjin, è saltato dall’ottavo piano del proprio condominio. La sera prima aveva avuto una lunga discussione sino a notte inoltrata con il figlio da poco sposatosi.

10 novembre 2011. Lu Yongjun, vice direttore del Dipartimento delle imprese di città e distretto presso il ministero dell’Agricoltura, si è buttato da uno dei piani alti del ministero, per motivi ancora non chiari. Secondo alcune testimonianze, l’uomo soffriva da tempo di disturbi mentali e di recente si era preso un periodo di malattia per curarsi.

6 ottobre 2011. Il direttore della Commissione per la pianificazione delle nascite di Shaoxing (provincia del Zhejiang), Ye Jinru, si è lanciato dalla sua stanza al 14 piano dell’International Hotel. In una lettera di addio diceva di non poter sopportare più tanti dolori e sofferenze. Persone a lui vicine hanno confermato che spesso cadeva in stato depressivo.

18 settembre 2011. Yuan Weiliang, il nuovo direttore della Cooperativa di Credito Rurale della provincia del Liaoning, dopo soli 6 mesi dall’inizio del suo incarico sparì nel nulla. Dopo una settimana la polizia di Shenyang ha raccontato che “crisi depressive lo avevano spinto ad affogarsi”.

All’appello però ne manca uno, il suicida più masochista di tutti, quello delle 11 coltellate di cui abbiamo già parlato in precedenza, Xie Yexin. La storia imbastita da dipartimento di sicurezza della contea di Gong’an non deve aver convinto molto nemmeno la redazione del Nanfang Daily.

Mr. Su nello studio, con la corda

Una scena degna del celebre gioco da tavolo, Cluedo: siamo nel Guangdong, roccaforte del manifatturiero cinese il segretario del partito del distretto di Wujiang, città di Shaoguan, è stato trovato morto nelle prime ore della mattina di venerdì, impiccato nel suo appartamento. La polizia sta continuando ad indagare sul caso sino al momento avvolto nel mistero, ma la dinamica degli eventi-racconta Shangaiist- farebbe pensare ad un suicidio.

Nessun dettaglio e notizie centellinate. Per il momento il web rivela poco, solo qualche indiscrezione di più grazie alla stampa cinese. Segretario distrettuale dal luglio 2008, Su era stato riconfermato lo scorso settembre. Tra le cariche ricoperte spicca anche quella di dirigente dell’Assemblea Nazionale del Popolo, la più alta istituzione statale nonché unica camera legislativa della Repubblica Popolare.

Secondo quanto raccontato dal capo del Partito della città di Shaoguan, negli ultimi tempi, la situazione nel distretto di Wujiang si era fatta complessa: nonostante il massiccio afflusso di investimenti nell’area, il fallimento di molti progetti aveva portato la macchina economica locale in una fase di stallo. Per uno del calibro di Su, originario della regione del delta del Fiume delle Perle, il peso delle responsabilità deve essere stato enorme. Ed ecco che si profila la prima pista semi-ufficiale: quella del suicidio per il carico lavorativo eccessivo, plausibile, indolore per le autorità e utile per mettere un punto ad una storia che rischia diventare molto scomoda.

Ma alcune voci fuori dal coro preferiscono ricordarlo così: “Era molto abile nel trattare con le persone, ed era venuto da Shunde con l’intenzione di fare grandi cose. E’ un peccato che sia finito così,” ha dichiarato un giornalista locale al Nanfang Daily.

“Era uno molto vicino alla gente, raffinato e sapeva fare il proprio lavoro. Dimostrava grande correttezza nei confronti dei suoi subordinati, faceva tutto con estrema cordialità e cortesia.” è stato il commento di un funzionario governativo che ha richiesto di rimanere nell’anonimato. “Shu si era trasferito nel 2008, ma anche se i suoi familiari erano rimasti a Shunde, a causa del lavoro tornava raramente a casa. Era così energico e volenteroso; è inimmaginabile pensare si sia tolto la vita.”

Ma ancora una volta, come in molti altri casi diventati virali sulla rete, anche Weibo, il Twitter cinese, ha dovuto dire la sua. “E’ stato il senso di colpa per aver indotto centinaia di aziende di Shunde a trasferirsi investendo soldi in progetti fallimentari”- scrive un anonimo internauta- “Il carico del lavoro era troppo perché potesse farcela. Le sue ultime annotazioni riportano: ‘Ah, è andata male, tutto è andato per il verso sbagliato!” la veridicità di quest’ultimo sfogo, tuttavia, non è stata confermata né smentita dall’Ufficio di propaganda di Shaoguan.

Su un punto però sono tutti concordi. Da quando Su lasciò la sua terra d’origine dedicò anima e corpo ad incrementare lo sviluppo dell’area, attirando a Wujiang un gran numero di società produttrici di vernici. Obiettivo, dare vita ad un gigantesco parco industriale chimico, e perchè no, alla creazione di un “marchio Wujiang”. Un progetto intessuto su una estesa e variegata rete di “guanxi”, il network di contatti sui quali in Cina poggia gran parte del successo di un individuo. Ma l’affare -nonostante le “guanxi” – non è andato in porto, e uno dopo l’altro gli insoddisfatti imprenditori hanno fatto fagotto, mollando Su e i suoi ambiziosi sogni.  Ora la repentina dipartita del segretario del Partito è stata accolta non solo con dolore di molti, ma anche con il timore di chi teme che la catastrofica sorte del business delle vernici possa ripercuotersi negativamente su tutto il distretto.

Intanto la stampa monitorizza costantemente il sito del governo locale in attesa di notizie concrete, mentre elucubrazioni ed ipotesi, per il momento, continuano ad avere la meglio. Ma Wujiang, in un certo senso, non è nuova a questo genere di cose. Era il 16 ottobre 2010, quando proprio il predecessore di Su, Wu Xuexin, scelse di darsi alla morte gettandosi dal settimo piano dell’ufficio governativo distrettuale presso il quale prestava servizio. Una maledizione, quella che incombe su Shaoguan, dalle caratteristiche tutte terrene. Una denuncia per corruzione presentata alla polizia da un amico di Wu sarebbe, infatti, sino al momento l’ipotesi più accreditata, e non certo una novità, in Cina, dove lo smascheramento di pratiche illegali continua a gettare ombra sull’operato dei funzionari locali.

Che anche l’efficiente ed irreprensibile Su debba essere inserito nella lista dei cattivi?
Tra i molti dubbi una cosa è certa: la storia del suicidio questa volta non verrà digerita facilmente dall’opinione pubblica. Sembra infatti che, di questi tempi, inscenare copioni macabri per togliersi la vita vada molto di moda tra i quadri del Partito. Proprio lo scorso 27 agosto Xie Yexin, funzionario dell’ufficio anticorruzione della contea di Gong’an, nello Hubei, fu trovato alla sua scrivania cosparso di coltellate: 11 per l’esattezza, tra polsi, addome, petto e collo. Una morte quantomeno sospetta che dopo lunghe e approfondite indagini, venne etichettata ancora una volta come suicidio. “Noi pensiamo si tratti di suicidio. Non è un caso penale e quindi non siamo obbligati a proseguire con le indagini” aveva spiegato al tempo Wang Jianping, vice direttore del dipartimento di sicurezza della contea. E nonostante la mancanza di un movente nonché l’oggettiva difficoltà, se non impossibilità, nel mettere in pratica un gesto tanto assurdo, il dossier venne archiviato in fretta e furia.

Ma, come spesso accade in questi casi, basta scavare a fondo per scovare qualche dettaglio rivelatore. Solo un mese prima a Xie era stato tolto un caso di investigazione interna nel quale era risultato implicato anche uno dei pezzi grossi della zona, niente meno che il vice segretario del partito della Contea. Forse, e il condizionale è d’obbligo, qualcuno risentitosi della cosa potrebbe aver dato una mano all’aspirante suicida; se non altro a rimuovere ogni traccia di sangue dalla scrivania e ad avvolgere accuratamente l’impugnatura del coltello in un fazzoletto. Non nella versione ufficiale però. Xie si è pugnalato ripetutamente, e fine della storia.

Dunque, se qualcosa dovesse andare storto riusciranno ad essere altrettanto fantasiose le squadre investigative di Wujiang? Alla luce del “ciclone Wang Lijun” (link)  che da giorni sta squassando l’intero Paese mettendo in serio imbarazzo l’establishment di Pechino, a Zhongnanhai devono augurarselo veramente di cuore.

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