Sudan: verso referendum sull’autodeterminazione del sud

KHARTOUM – Aumentano le tensioni in Sudan in vista del referendum sull’autodeterminazione del sud.

Un appuntamento elettorale che dovrebbe tenersi nel Paese africano il 9 gennaio prossimo. Nei giorni scorsi le autorità sudanesi del sud hanno accusato l’aviazione del nord di aver compiuto un bombardamento nella regione di Bahr Gazal. L’ONU ha confermato la notizia del bombardamento avvenuta sabato scorso  precisando che l’attacco è stato cpmpiuto nella valle del fiume Kiir, nel sud-ovest del Paese. Sul posto sono giunti osservatori delle Nazioni Unite.

 

Lo sconfinamento sarebbe avvenuto mentre era in corso un scontro tra militari di Khartoum e i ribelli del Darfur, la regione sud occidentale sudanese dove è in corso una guerra etnica. Di fatto l’area dove l’aviazione nord sudanese ha bombardato è compresa tra la regione conosciuta come Bahr Gazal del nord, che fa parte del Sud Sudan, e quella del Darfur del Sud, che fa parte del Sudan del Nord.  Nell’area la situazione è un po’ confusa. Da anni i confini sono oggetto di contesa tra nord e sud. Con l’accordo di pace del 2005, che pose fine alla ventennale guerra civile tra il nord musulmano e il sud cristiano-animista, il confine tra le due parti del Paese non venne definito ed ogni tentativo in tal senso è sempre fallito almeno fino a pochi giorni fa. Il 15 novembre scorso infatti, il Nord e il Sud del Sudan hanno trovato un accordo di massima su una bozza di tracciato di confine. In linea di massima l’accordo prevede oltre alla demarcazione del confine, anche la possibilità che le popolazioni nomadi del nord possano far pascolare il loro bestiame a sud. Nella bozza dell’accordo è previsto anche un impegno a consentire ai cittadini del Sud di vivere sia nel Nord sia nel Sud. Una sorta di ‘confine aperto’ dunque, questo allo scopo di garantire la libera circolazione di merci e persone. Si favorirà quindi l’economia e l’interazione sociale. Fattori quest’ultimi indispensabili per la prosperità e l’armonia tra nord e sud.

 

La frontiera correrà lungo 2.100 chilometri. In base alla bozza di accordo, l’area contesa di Abyei sarà amministrata direttamente dai presidenti sia del Sudan sia del regime semi-autonomo del Sud. Anche l’Unione africana, Ua, ha conferma il raggiungimento dell’intesa raggiunta. Fautore dell’accordo è stato  l’ex presidente sudafricano, Tabo Mbeki, inviato speciale dell’Unione Africana che ha fatto da mediatore tra governi del nord e del sud. L’evento ha un doppio valore in quanto è giunto alla vigilia del referendum sull’autodeterminazione del Sud e cosa ancora più importante, anche se il referendum dovesse sancire l’indipendenza del sud la frontiera rimarrà comunque aperta. Proprio ieri è iniziata nel Sud Sudan la registrazione degli elettori in vista di questo referendum.  “Il popolo deve registrarsi in massa, altrimenti tanti avranno combattuto e saranno morti per niente”, ha dichiarato il presidente della regione semi autonoma sudanese, Salva Kiir Mayardit. Sono stati quattro milioni le persone che sono morte in vent’anni di guerra fra il governo di Khartoum e i ribelli dell’esercito di Liberazione del Popolo del Sudan, Spla, di cui Kiir era uno dei leader insieme a John Garang l’eroe della guerra e morto in un misterioso incidente aereo qualche mese dopo la fine dei combattimenti. Le operazioni di registrazione dovrebbero concludersi il primo dicembre prossimo.

Fra circa due settimane quindi si dovrebbe concludere la registrazione dei circa 5 milioni di sudanesi del sud. In maniera che sarà dato loro modo di esprimere la volontà di mantenere il proprio territorio unito al nord oppure di sancirne l’indipendenza, secondo quanto previsto dall’accordo globale di pace del 2005. A Giuba, la capitale del Sud Sudan, auto senza simboli ufficiali munite di altoparlanti hanno percorso le strade principali esortando i cittadini ad andare a registrarsi. E’ opinione di molti che vinceranno i si alla secessione. La parola d’ordine di questo referendum è infatti, una sola. Dobbiamo separarci da quelli del nord non hanno fatto nulla di buono per noi. Sono 2.794 i centri di iscrizione istituiti dalla Commissione Sud Sudanese per il Referendum, Ssrc, 2.629 nel sud e 165 nel nord. Centri realizzati con la collaborazione della Missione di Pace mista ONU-Ua, UNAMID.

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