Il caso Marchionne scopre le carte dell’oligarchia capitalistica

ROMA – “Che strana forma di vita” cantava tempo fa Amalia Rodriguez, sottolineando come, a volte, il cuore sceglie la passione trascinando con sé gli esseri umani in quei luoghi della mente dove per codardia non vogliono andare.

Può capitare che, nei momenti in cui la ragione sceglie gli spazi siderali del non senso, e del disumano, per comprendere, si debba ricorrere ai canti dei poeti e alla passione civile.
Il caso di Marchionne e della Fiat di Torino è, in senso lato, la ripetizione del dramma sofocleo, Antigone, nel quale la ‘razionalità’ del potere – Creonte – si contrappone all’irrazionalità di chi – Antigone – con passione rifiuta leggi e regole disumane.

Quindi da una parte razionalità e leggi create da chi del potere fa la propria pseudo identità, e dall’altra la passione civile di chi afferma più alte e veritiere le leggi dell’umano.
E veniamo alle leggi della razionalità, le quali affermano che la verità è nelle mani di Marchionne. In una intervista apparsa su La Repubblica, i l4 gennaio, Sacconi, Ministro del lavoro, risponde alla domanda dell’intervistatore che gli chiedeva se Marchionne fosse di destra: “È una domanda da mondo antico. Non è di destra né di sinistra realizzare un investimento, raccogliere sul mercato le risorse, garantire reddito e occupazione ai lavoratori e un ritorno gli azionisti. È un dovere di ogni buon manager in ogni latitudine geografica e politica”. Gli fa specchio ed eco il presidente della Fiat, John Elkann, in un’ intervista al Corriere della Sera: “Solo crescendo la Fiat può rafforzarsi e mantenere una realtà produttiva sana, consolidata, in Italia”.

Quindi secondo i manager di un’industria che è vissuta alle spalle della società civile italiana – cosa che è stata negata dallo stesso John Elkann – dicono che ciò che stanno facendo è per mantenere “una realtà produttiva in Italia” e il Ministro del lavoro italiano, colui che dovrebbe difendere primariamente il posto di lavoro agli italiani, si allea con loro e difende, senza dubbio alcuno sull’onestà intellettuale di questi signori, il loro operato.
E noi aiutati dai poeti diciamo: ma che strana forma di vita è questa? O più prosaicamente ma che sta succedendo?
Poi sentiamo ciò che ha affermato Livia Turco del Pd, intervenendo  ad Agorà su Rai Tre, e rimaniamo sconcertati: “Posto che c’è autonomia sindacale e bisognerebbe che un partito non desse indicazioni sul voto, io al referendum voterei sì, ma lo farei con la consapevolezza di cosa si sta chiedendo agli operai (…) la parola ricatto è appropriata rispetto al fatto che Marchionne doveva motivare le sue ragioni non facendo sentire così irrilevante un pezzo di operai”.

L’esponente del Pd non solo si dissocia dicendo prima che il partito non dovrebbe dare indicazioni di voto e poi immediatamente essa stessa le da, “io al referendum voterei si”, ma poi incomprensibilmente dice che Marchionne fa sentire “irrilevante un pezzo di operai”. È inutile cercare di comprendere cosa significhi “un pezzo di operai”, quello che è importante, e grave secondo noi, è che un ‘pezzo’ del Pd pensi di far subire un’altra umiliazione ai dipendenti Fiat per i propri misteriosi tornaconti personali.

E non usiamo le parole ‘misteriosi tornaconti personali’ a caso perché se questa politica economica e industriale che si sta seguendo avesse pagato, almeno si potrebbe credere nel buon senso e sulla buona fede degli imprenditori, del governo, di un pezzo della sinistra ecc., ma purtroppo non è così. Chi lo vuol vedere lo vede tutti i giorni con i propri occhi, e come fa il Pd a non accorgersi di ciò che sta succedendo?
La cosiddetta ‘razionalità economica’ , non solo in Italia, ma in tutta la società economicamente globalizzata, sta di fatto distruggendo la democrazia. E se il Pd non vuole vedere cosa sta succedendo a milioni di operai che occupano fabbriche senza macchine perché queste sono state poetate in luoghi dove è ’conveniente’ per l’impresa, se non si accorge che fanno scioperi della fame e occupano le autostrade, se ragiona adeguandosi ai dettami della globalizzazione, non è più un partito di sinistra, e se non è più sinistra chi li difende gli operari e la classe meno privilegiate.

I partiti di sinistra e la Costituzione italiana, nata dalla resistenza, dovrebbero essere l’unica salvaguardia per chi pensa di avere dei diritti come quello del diritto al lavoro, ad una casa, a una buona istruzione per i loro figli. In una parola un diritto di eguaglianza sociale che non significa avere tutti la stessa giacchetta grigia ma non significa nemmeno che il Signor Marchionne debba condannare alla fame e alla non esistenza sociale 6400 operai perché tanto è il suo reddito: Marchionne guadagna la paga di 1200 euro al mese di 6400 operai. Ma è normale e democratico tutto ciò?
E se il Pd, che crede, ribadiamo crede, di essere ancora di sinistra non cerca di ribellarsi e di impedire questo stato delle cose per quale motivo gli operai lo dovrebbero votare? Se gli operai si riducano a cani che debbono accontentarsi di rosicchiare un osso buttato cristianamente per terra dal padrone ma allora è meglio che stiano più vicini al padrone meglio rappresentato dalla destra;  o no? Perché gli operai del nord votano la Lega? Forse perché hanno perso ogni speranza di una dignità umana e sono corsi a grufolare nelle stalle dove almeno potranno mangiare qualche mela marcia che li faccia sopravvivere … ma sopravvivere non è vivere umanamente.
Ci si chiede quando di Italiani si accorgeranno che politici, Chiesa, industriali e i loro servi della comunicazione li hanno ingannati e giorno per giorno hanno rosicchiato loro la dignità umana lasciando il paese disseminato di zombi che si muovono come marionette tirate dai fili di pochi bramosi violenti.

Ci si chiede quando gli Italiani cominceranno a chiedersi quando hanno iniziato la rinuncia all’idea di eguaglianza umana, quando hanno iniziato ad accettare regole di vita che portano alla disumanizzazione della società civile.
Questi comportamenti e affermazioni ineccepibili  razionalmente dal punto di vista utilitaristico e capitalistico di Marchionne, di John Elkann, di Livia Turco, del Ministro del lavoro Sacconi e di tutti coloro che vogliono obbligare gli operai della Fiat ad accettare questo umiliante e anticostituzionale contratto, cozzano violentemente con i diritti del lavoro acquisiti in secoli di lotte e di rivoluzioni che sono costate dolore e morte.
È ora che Antigone torni sulle barricate del rifiuto a gridare in faccia a questa gente tanto razionale quanto disumana le ragioni irrazionali che parlano non solo della sopravvivenza ma anche di una “strana forma di vita” legata alla esigenze umane, unica esistenza dove l’essere più profondo degli esseri umani e le loro speranze di una vita degna di essere vissuta non vengano  soppresse in nome di una fasulla promessa del novello padrone di casa Agnelli:  “mantenere una realtà produttiva sana, consolidata, in Italia”.
Accettare queste norme draconiane non solo umilia i lavoratori ma toglie democrazia e diritti umani alle classi sociali più deboli e fa diventare ancora più ricchi e potenti i nuovi Creonti lordi del sangue versato ogni giorno dagli operai.

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