Seppellito il programma di Barbara D’Urso, ovvero la tv da basso Impero

Chiuso il programma della D’Urso “Stasera che sera!” , travolto dalle polemiche dopo un’intervista shock a Francesco Nuti. Il degrado non conosce confini nell’epoca del Bunga Bunga!

La tv del dolore ha avuto una battuta d’arresto. Il programma “Stasera che sera!” condotto da Barbara D’Urso, ha chiuso i battenti  su Canale 5 dopo due puntate. Domenica sera i malcapitati che si fossero sintonizzati sul programma della D’Urso avrebbero assistito ad uno spettacolo orripilante. Un Francesco Nuti irriconoscibile sbattuto in primo piano col dolore e il dramma scolpiti sul volto, il fratello ad asciugargli la bava e la moglie a parlare per lui, compassionevole. Francesco dal canto suo poteva rispondere solo con due espressioni alle domande e alle considerazioni della conduttrice: con un sorriso forzato o con un pianto dolente. “Stasera che sera!” trasformato in nome dell’audience in “Stasera che pena!”. Orribile! Semmai ancora più penosa la padrona di casa del talk, Barbara D’Urso, sempre pronta a sfoderare un sorriso a trentasei denti falso e di convenienza, lo stesso del Premier, evidentemente vanno dallo stesso dentista, salvo poi, nelle pause, trattare le maestranze e i presenti in modo sguaiato e maleducato con cinica doppiezza, rivelano persone che, ahiloro, hanno avuto la ventura di essere sottoposte allo stesso trattamento.

Ma ormai la deriva etica della TV commerciale non ha più ostacoli o confini. Basta seguire, se se ne ha lo stomaco, il “Grande Fratello 11”. Undici anni di spappolamento della realtà giovanile italiana ridotta a macchietta. Si vuole far passare il “Grande Fratello” come uno spaccato sociologico della gioventù nostrana, ma così non è, per fortuna. Basta esaminare la programmazione, gli attori e il plot di questo reality su cui, l’editore, Mediaset, punta tanto. Il totem che governa tutto è, manco a dirlo, l’audience, in nome di essa il “Grande Fratello 11” imperversa sugli schermi italiani: tre ore di amenità il lunedì con la Marcuzzi a far da mammina premurosa, strisce quotidiane a tutte le ore, sia su Canale 5 che su La5, “Mai dire Grande Fratello” con la Gialappa anch’esso spalmato dappertutto, il programma, 24 ore su 24, su Mediaset Premium, un’ossessione, un incubo che ti insegue e che crea dipendenza. Non parliamo poi dei “ragazzi” dentro la casa (che poi tanto ragazzi non sono perché vanno dai 22 ai 39 anni), dispiace dirlo ma non è un campione rappresentativo del mondo giovanile odierno, bensì un campionario di casi umani i cui comportamenti si contraddistinguono per l’alto grado di diseducatività. Tra le principali attività di questo triste zoo si segnalano: il mantenimento dei bicipiti e della “tartaruga”, l’applicazione dello smalto, le cerette e i più arditi, azzardano anche la cura delle unghia. Per il resto, lo spiaggiamento tra divani e sofà a parlare del nulla la fa da padrone. A tutto ciò si deve anche aggiungere il definitivo imbastardimento di questo programma spudoratamente pilotato.

Verrebbe da dire, ma non è neanche colpa loro, se l’esempio che dà la politica italiana e, più segnatamente, il nostro Premier, è la filosofia e l’arte del Bunga Bunga come modello di relax e svago, non si può pretendere che nella casa del “Grande Fratello” si imbastiscano speculazioni filosofiche su l’illuminismo o sui grandi pensatori del novecento. Del resto i ragazzi che si agitano in quell’acquario sono cresciuti, in tutto o in parte, nel ventennio berlusconiano e della sua sfacciata TV commerciale.

Ma in questo desolante quadro, il pensiero corre verso quel pubblico giovanile che quotidianamente passa ore e ore davanti alla TV del dolore e dei falsi miti, come salvarlo? La situazione sembra non concedere chance alla speranza, soltanto un sussulto d’orgoglio dei genitori o di chi dovrebbe sorvegliare questi sventurati ragazzi potrebbe strapparli a un futuro fotocopia del ventennio ormai agli sgoccioli (1992 – 2012) che ha prodotto i guasti che abbiamo visto. Le parrocchie, il volontariato, lo sport, finanche il social networking, tutto può essere una valida alternativa allo squallore che si agita sotto i nostri occhi.

“Stasera che sera!”, ormai ribattezzato “Stasera che pena!”, è stato chiuso con gran sollievo, speriamo che sia di buon auspicio per altre operazioni “pulizia” alle soglie del crollo del Basso Impero berlusconiano.

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