ROMA – Chi ieri sera ha visto su rai3 l’inchiesta televisiva di Riccardo Iacona, sul problema carceri in Italia, questa notte non avrà dormito molto bene.
Iacona, con le giornaliste Raffaella Pusceddu e Francesca Barzini, ha affrontato il problema del sovraffollamento nelle carceri, cercando una risposta a molte domande drammatiche: perché ci sono tanti suicidi nelle carceri italiane? Per quale motivo devono stare in carcere anche quelli non socialmente pericolosi? Si potrebbe evitare il sovraffollamento anche senza costruire decine di nuove carceri?
Da queste domande politicamente scomode inizia la ricerca dei giornalisti di rai3 che ha poi portato alla realizzazione di questa interessante e appassionate inchiesta. I risultati sono sorprendenti ma anche avvilenti per chi ha ancora mantenuto una identità umana e il senso dello stato sociale.
Da questo documento televisivo risulta che le carceri italiane sono delle ‘discariche sociali’ usate dal malaffare esattamente come il problema rifiuti viene usato dalla criminalità organizzata e dalla complicità dei politici che ne ricavano utili sia in termini di denaro sia in termini di voti. Anche il clamore e lo starnazzamento sulla ‘problema sicurezza’ sembra architettato appositamente per perseguire i propri fini criminali.
Le carceri sono sovraffollate per far sì che si costruiscano nuove ‘prigioni –discariche’ dove sversare migliaia di cittadini, delle categorie meno protette, che vengono messi in carcere in virtù di leggi fatte ad hoc per riempire le carceri. Per di più categorie come quella dei malati mentali vengono anch’esse ‘sversate’ nelle carceri grazie anche alle leggi fortemente volute dai teorici dell’antipsichiatria, come Basaglia, che, se da un lato hanno chiuso i molti manicomi che erano di fatto dei lager, dall’altra se ne sono completamente lavati le mani lasciando cha i malati di mente, che compiono dei delitti contro la persona o contro il patrimonio, vengano messi in prigione senza nessun ausilio psichiatrico.
Tutto questo perché questi ‘psichiatri’ credono dogmaticamente che la malattia mentale non esista, e che quindi i malati di mente non sono altro che degli individui che scelgono liberamente un ‘modo di essere’. Per Ludwig Binswanger, ‘padre’ di Basaglia, la malattia mentale “è uno dei modi di porsi dell’essere umano, una modalità del suo Essere-nel-mondo, una peculiare disposizione soggettiva” … siamo al delirio.
Elenchiamo i dati sulla popolazione delle carceri del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria:
dati 2010 – 67.593 i detenuti presenti contro i 44.000 consentiti;
dati 2009 – il 52,2% è in attesa di giudizio, di cui il 40% viene assolta;
dati 2009 – il 36% sono stranieri, molti dei quali dentro per reati legati alla normativa sulle droghe o alla clandestinità;
dati 2009 – 26,8% è tossicodipendente;
36 detenuti su 100 soffrono forme di disagio psichico;
1 detenuto su 2 è sottoposto occasionalmente a trattamento con psicofarmaci;
la maggior parte dei reati sono quelli contro il patrimonio, poi per droga;
il profilo medio di un detenuto: celibi/nubili in possesso di un basso grado di istruzione, la maggior parte con licenza di scuola media inferiore, e una percentuale bassissima di detenuti in possesso di una laurea;
il tasso di recidiva di chi ha usufruito delle pene alternative alla detenzione è del 5%, mentre chi ha scontato tutta la pena in carcere ha una recidiva del 66%;
dati 2010 -173 decessi di cui 66 per suicidio
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Tutti questi dati confermano tutto ciò che abbiamo affermato sul sistema carcerario italiano e le sue connivenze politiche. Se si eliminano le leggi che fanno sì che le carceri siano sovraffollate il problema carcerario non esisterebbe e neppure un ‘problema sicurezza’ posto in questi termini.
Se malati mentali e tossicodipendenti, i quali divengono piccoli spacciatori unicamente per potersi comprare la droga, venissero seguiti da psichiatri ed esperti assistenti sociali, le carceri si svuoterebbero dell’70%. Se ai detenuti in attesa di giudizio, che tra l’altro al 40% vanno assolti, non pericolosi, venissero dati gli arresti domiciliari la popolazione carceraria diminuirebbe di un altro 20%.
Non dimentichiamo poi che chi ha problemi di droga ha, sempre, un problema psichiatrico evidente che tiene a bada con gli stupefacenti. Inoltre la indubbia connessione tra crimine e malattia mentale non viene neppure presa in considerazione. Come non vengono prese in considerazione le cause sociali che portano alla criminalità. Secondo queste considerazioni e queste percentuali rimarrebbero in carcere cica il 10% dei detenuti. E allora perché questo stato delle cose sconvolgente? Perché, partendo da questi dati, non si affronta seriamente e onestamente il problema sicurezza e il problema carcerario?
Semplice non conviene. Conviene invece la legge Fini- Giovanardi che fa mettere in carcere persino il consumatore di droga. Conviene la legge Cirielli che, con l’articolo 407, comma 2, lettera a), del codice di procedura penale, che prevede l’aumento della pena per la recidiva, riempie le carceri. Conviene la legge sul delitto di clandestinità che riempie le carceri. Ora c’è da chiedersi a chi convengono tutte queste leggi che riempiono da sole circa il 65% della capienza carceraria.
Eppure è semplice, queste leggi convengono ai ‘furbetti del quartierino’ che non hanno nessun problema etico a speculare sul dolore di donne e uomini costretti a viver in condizioni disumane come si è visto ieri sera nell’inchiesta di Riccardo Iacona. I ‘furbetti del quartierino’ stanno, ora, adesso, costruendo carceri d’oro in tutta Italia mentre quelle già costruite e pronte per essere utilizzate vengono lasciate a marcire.
E sono sempre gli stessi, non cambiano nemmeno più nome. E così negli appalti milionari delle carceri in Sardegna ecco il nome dell’Anemone Costruzioni e soci, che si erano già spartiti, con la benedizione della Protezione civile – quell’istituzione che ci dovrebbe proteggere dagli insulti della natura ma non da gli insulti della Furbetti & Company – gran parte della torta dei lavori del G8, 327 milioni di euro.
Stiamo vivendo veramente in un paese di m…. e sembra che finché questa m… non arriverà a coprire l’Italia completamente, gli Italiani complici o collaborazionisti con questo stato di cose non muoveranno un pelo per fermare quest’onda maleodorante di inciviltà e corruzione.
Ma, in fondo, noi resistenti, non è che vogliamo la luna. Vogliamo ‘solo’ essere governati da gente onesta e per bene. Non vogliamo leader carismatici che, come tanti pifferai magici, ci conducano nelle fogne. La maggior parte delle persone confonde il ‘leader carismatico’ delle democrazie occidentali con il ‘principe illuminato’ rinascimentale di cui ci parlava Macchiavelli. La differenza è che il principe illuminato aveva già il potere e lo usava in modo, appunto illuminato, facendo sì che i cittadini, che abitavano i suoi territori, vivessero nel migliore dei modi, creando un equilibrio tra le varie classi sociali.
Il leader carismatico occidentale, invece, trae il suo potere dal popolo che inganna creando una realtà mediatica che non corrisponde mai alla realtà vera dei fatti. È il leader dai sorrisi ebefrenici stampati sul viso anche mentre riceve insulti, è colui che mente anche davanti all’evidenza, è colui che per tenere il potere corrompe. Il leader carismatico da Hitler dei nazisti a Peron dei descamisados, da Mussolini dei fascisti al Cavaliere dei berluscones, è colui che dà privilegi a cascata ai collaborazionisti del suo potere politico e toglie i diritti alle brave e oneste persone . Privilegio significa non dover sottostare alle stesse leggi e agli stessi doveri civili degli altri cittadini. Il leader carismatico, da una parte esonera dalle leggi, che proteggono i cittadini dalle ingiustizie sociali, se stesso e coloro che gli sono sodali, dall’altra impone leggi discriminati e antisociali.
Tutto questo crea una rete incontrastata di corruzione, che, a cascata, va a raggiungere tutti gli strati della popolazione. Perché, logicamente, se ruba il leader carismatico, significa che si può rubare, e si può non pagare le tasse come si fece con il decreto numero 40, approvato dal governo il 25 marzo 2010 e convertito in legge il 22 maggio, con il quale, questo governo, permette ad una contribuente, tale Marina Berlusconi, presidente della Mondatori SPA, di saldare, con soli 8,6 milioni di euro, un contenzioso fiscale di circa 350 milioni di euro.
E il cerchio si chiude.