Gheddafi assediato ricatta l’Europa: “stop agli accordi sugli immigrati”

TRIPOLI – Si infiamma la rivolta in Libia contro il regime di Gheddafi. «Invito tutti i membri del mio clan e tutti i libici a scendere in piazza e a sostenere la rivolta contro il regime di Muammar Gheddafi». È quanto ha affermato lo sceicco al-Jalal, capo della tribù libica di Zintan, in un video registrato ieri e postato oggi su ‘Facebook’ dai gruppi di opposizione libica. Il leader della cittadina desertica libica, che si trova 400 chilometri a sud di Tripoli, ha lanciato un appello ai membri del suo clan: «non rimanete in casa ma scendete nelle piazze e sostenente le manifestazioni in corso. Gli uomini dei Zintan non devono riconoscere le istituzioni di questo regime. Muovetevi e restate uniti sui principi dell’Islam». Secondo alcune fonti arabe i morti sarebbero oltre 280. La polizia spara anche con i razzi sui manifestanti.

Sono in corso in questi minuti proteste contro il leader libico Muammar Gheddafi anche nella periferia di Tripoli e nella città di al-Zawiyah, nella parte occidentale della Libia. Lo riferisce la tv araba ‘al-Jazeerà, secondo la quale in entrambe le città non si registrano scontri tra polizia e manifestanti. Ad al-Zawiyah in particolare 2mila persone stanno manifestando nel centro della città, mentre a Tripoli un gruppo di avvocati sta protestando all’interno del tribunale locale.  Il gruppo di manifestanti che controlla il centro di al-Zawiyah, nella parte occidentale della Libia, ha deciso di dirigersi verso la casa del collonnello Muammar Gheddafi a Tripoli. Lo riferisce la tv araba ‘al-Jazeera’, secondo la quale il gruppo di manifestanti, circa 5 mila persone, ha intenzione di assaltare e dare fuoco alla casa del leader libico se non rassegna le sue dimissioni da capo di stato. La città costiera di al-Zawiyah dista circa 30 chilometri dalla capitale.

La tribù degli al-Furjan, presente nella città di Sirte, si è schiarata al fianco dei manifestanti e contro il colonnello Muammar Gheddafi. Lo annunciano i siti dell’opposizione libica in internet. Gli stessi siti denunciano l’uso da parte delle forze di sicurezza libiche nell’est del paese degli immigrati clandestini rinchiusi nei centri di detenzione temporanea di Tripoli come ‘mercenarì armati per reprimere le proteste in corso.

Intanto il colonnello Gheddafi, al potere da 30 anni, sta ricattando l’Unione europea: “”Se continuate a incitare i manifestanti alle proteste nel nostro Paese, interromperemo la nostra cooperazione sul fronte immigrazione” ha riferito un suo funzionario oggi sui canali della diplomazia.

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