Yara. Il corpo presenta ferite alla gola, alla schiena e ai polsi. La giovane si è difesa. Domani l’autopsia

BERGAMO – Poche ore fa, Mara e Fulvio Gambirasio i genitori di Yara sono tornati a casa, in via Rampinelli, a Brembate di Sopra, a bordo di un auto della polizia, dopo la visita all’istituto di medicina legale di Milano, dove hanno compiuto il riconoscimento del cadavere della ragazza.  

Nell’istituto era presente anche la anatomopatologa Cristina Cattaneo, che anni fa, a Varese, si è occupata delle vittime delle Bestie di Satana. Ieri la dottoressa Cattaneo era presente sul luogo del ritrovamento di Yara. La madre della ragazzina, visibilmente provata, è uscita sorreggendosi al marito. I coniugi hanno mantenuto il riserbo a cui avevano abituato curiosi e giornalisti. L’autopsia di Yara è prevista per domani.

Il questore di Bergamo ha detto ai giornalisti che durante i sopralluoghi a Chignolo d’Isola, dove sono stati rinvenuti i resti mortali di Yara Gambirasio, e sul cadavere, sono stati trovati “indizi importantissimi”.  Domani l’equipe di esperti, presieduta dalla anatomopatologa Cristina Cattaneo farà l’autopsia. Se il corpo è rimasto a lungo all’aria aperta sarà molto difficile trovare reperti biologi, ma si potranno avere prime risposte su quando la ragazza è morta e sulle modalità dell’omicidio. Tuttavia dalle prime rivelazioni dei medici legali il corpo di Yara presenta alcune ferite da arma da taglio. L’omicida l’avrebbe colpita una volta alla gola, una al polso e quattro alla schiena. Ferite che dai primi accertamenti risultano essere stati inferti con una certa violenza. E questo fa desumere che la piccola tredicenne abbia cercato di difendersi.

Questa è la fredda cronaca di queste ore. Pur se questa tragedia era annunciata, si rimane sgomenti e con poche altre parole da dire che raccontino di una pietas verso la piccola Yara e verso le persone coinvolte affettivamente in questo dramma.
Non si può invece stare zitti di fronte al teatrino che, come succede in ogni caso drammatico, viene messo in essere da stupidi e violenti di ogni estrazione sociale e professionale.

Il viavai di curiosi che hanno preso d’assalto i luoghi deputati della tragedia di questa ragazza, la zona dove abitano i suoi genitori e il luogo dove è stata trovata, non è mai terminato sino a tarda notte, e questa mattina è ricominciato sin dalle prime ore del mattino. Le persone vengono anche dai comuni limitrofi, ma non solo. Ieri sera, al passaggio della salma a bordo di un carro funebre hanno applaudito, come è ormai di gran moda.

Alcuni giornalisti, i più stupidi, plaudono anche loro a questi movimenti anaffettivi delle persone, non ce la fanno a pensare che, per testimoniare la propria testimonianza di affetto, a chi sta soffrendo un dolore interno impossibile da sostenere, serve il silenzio e la presenza psichica, delle persone vicine, non certo quella fisica di estranei che portano i bambini, come se si andasse a prendere il gelato nei luoghi della sofferenza: “Sono venuto qui a vedere quello che è successo – dice un uomo ha portato i figli piccoli con sé – io sono di Terno d’Isola, ma non potevo non passare di qua”.

Molti di questi curiosi vengono catturati da iene travestite da giornalisti che fanno esprimere loro “solidarietà accorate alla famiglia Gambirasio”. Altri, degni votanti della Lega, vagano in quei luoghi, come fossero sul corso per lo struscio, e si fanno scattare qualche foto con il cellulare da amici e fidanzati con sfondo ‘bosco dell’orrore’. Altri hanno cominciato a lasciare peluche e messaggini deliranti che parlano di angeli e del ‘male’, vicino a casa Gambirasio, intendendo, dicono loro, dimostrare il loro affetto alla famiglia. Ci chiediamo i veri motivi che spingono queste persone a comportarsi in questo modo, ma la risposta sociologica è difficile, certamente una mancanza assoluta di vera sensibilità umana.

Ora servirebbe solo un eloquente silenzio e una distanza discreta da parte di chi non ha mai avuto nessun contatto con la famiglia della ragazza uccisa. Servirebbe, da chi, ingiustamente, in Italia, ha una parte importante nella società civile, un po’ di pudore: in una lettera inviata all’eco di Bergamo Corinno Scotti, il parroco di Brembate, ha scritto: “Ho rinfacciato al signore il suo silenzio e di non aver protetto una ragazza così indifesa”. Davanti a tanto delirio religioso comprendiamo ancor di più quel movimento che si è creato in Europa, che si ritrova intorno allo slogan, ‘Non lasciate che i pargoli vadano da loro’. Forse qualche buon psichiatra dovrebbe spiegare a quest’uomo, uscito dal secolo e non solo, che questa sua divinità non ha mai parlato con nessuno se non per bocca di malati di mente e furbacchioni.

Servirebbero anche, per scovare l’assassino di Yara Gambirasio, uomini e donne capaci, che non si facciano fuorviare da pensieri come quello di un docente di psicopatologia che sui giornali farnetica di ‘male’ e di sette sataniche. Dovrebbe essere ormai chiaro a tutti che l’assassino è uno psicopatico della zona il quale, molto probabilmente, conosceva bene Yara.

Certo non servono proclami forcaioli come quello di un bieco politicante il quale, cercando voti in quell’ambientino culturale, che, quando scomparve Yara voleva uccidere tutti gli emigranti della zona afferma: “Non può esserci pietà per chi ammazza i nostri figli. Pena di morte, non meritano altro” , Questo scrive l’illuminato Francesco Storace, Segretario nazionale de La Destra sulla sua pagina Facebook.

Siamo ancora qui a denunciare deliri e rumore mediatico dove invece servirebbe pensiero e silenzio, per dare ai genitori di Yara Gambirasio la possibilità di una sepoltura affettiva della loro figlia. Lasciamoli soli per un po’, troviamo quella giusta distanza, che faccia sentire loro la solidarietà umana, che non è assenza ma rispetto del loro dolore e del loro percorso di elaborazione del lutto.

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