ROMA – Si è svolta questa mattina al Palazzo del Quirinale la cerimonia per la Festa del Lavoro alla presenza dei nuovi Maestri del Lazio insigniti della «Stella al Merito del Lavoro». Dopo l’indirizzo di saluto, nel Salone dei Corazzieri, del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maurizio Sacconi, il presidente del Comitato dei Garanti per le Celebrazioni del 150 dell’Unità d’Italia, Giuliano Amato, ha svolto una relazione dal titolo «Fondata sul lavoro». Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha quindi pronunciato un discorso. In mattinata il capo dello Stato aveva deposto una corona di fiori davanti al monumento ai caduti sul lavoro, nel piazzale antistante la sede centrale dell’Inail a Roma. Al Quirinale, poi, il presidente ha incontrato i segretari generali e i componenti degli uffici delle Segreterie Confederali della Cgil, Cisl, Uil e Ugl, che hanno dedicato la Festa del lavoro di quest’anno al 150esimo dell’Unità d’Italia.
È stato un omaggio all’articolo 1 della Costituzione la cerimonia per la celebrazione ufficiale della Festa del Lavoro al Quirinale. Si è aperta con la lettura dell’articolo 1 e una dotta relazione di Giuliano Amato, che ha spiegato il senso dell’affermazione che «la Repubblica è fondata sul lavoro» e la conclusione che tale affermazione sia quanto mai attuale. Il presidente della Repubblica Napolitano ha fatto sua quella conclusione citando la frase finale: «Il problema di oggi non è esserlo di meno, è casomai esserlo di più». Napolitano ha commentato: «È così, lo sentiamo tutti». «Lo sviluppo economico e la sua qualità sociale, la stessa tenuta civile e democratica del nostro paese – ha aggiunto – passano attraverso un deciso elevamento dei tassi di attività e di occupazione, un accresciuto impegno per la formazione e la salvaguardia del capitale umano, un’ulteriore valorizzazione del lavoro, in tutti i sensi». «Mi domando, ed è una domanda che può riferirsi alle organizzazioni dei lavoratori ed anche alle relazioni tra le forze politiche, è inevitabile l’attuale grado di conflittualità? È impossibile l’individuazione di interessi e di impegni comuni? Si teme davvero che possa prodursi un eccesso di consensualità, o un rischio di cancellazione dei rispettivi tratti identitari e ruoli essenziali?», ha acnora aggiunto il Presidente della Repubblica. Questo clima, ha detto il capo dello Stato, è la premessa di successo di un programma ambizioso ed innovativo che affronti i problemi più preoccupanti, quelli del Mezzogiorno e dei giovani. Per creare questo clima, ha sottolineato, occorrono anche relazioni positive tra le diverse parti sociali. «Sia chiaro, sarebbe fuorviante ed irrealistico – ha però precisato Napolitano – immaginare il superamento di quelli che sono naturali contrasti tra mondo delle imprese e mondo del lavoro, o motivi di attrito e competizione tra le diverse organizzazioni dei lavori». Il richiamo riguarda quindi l’eccesso di conflittualità e le relazioni fra gli stessi sindacati.