Siria. Sotto la repressione del regime. Scoperte fosse comuni

ROMA – Violenti scontri a Jisr al-Choughour, dove l’esercito è stato dispiegato in forze per riprendere il controllo della città nel nordovest della Siria da dove, migliaia di abitanti sono fuggiti negli ultimi giorni.
Stando ad alcune fonti citate dalla Bbc, le truppe entrate oggi a Jirs al-Shughur appartengono alla Quarta divisione corazzata, un’unità di elite comandata dal fratello del presidente siriano Bashar al-Assad, Maher. Jisr al-Shugur, viene descritta dai suoi abitanti in fuga verso la Turchia ormai come una città-fantasma.

Secondo la tv del regime, “due uomini armati sono stati uccisi e un gran numero di essi sono stati arrestati. Mitragliatrici sono state sequestrate”.
L’emittente dice anche che i soldati sono entrati in città “dopo aver disinnescato ordigni e cariche di dinamite con cui i gruppi armati avevano minato ponti e strade”.
Testimoni hanno raccontato alla Bbc di spari alla cieca dei soldati e di case date alle fiamme. Jisr al-Shugur è un campo di battaglia dal 3 giugno scorso, quando l’esercito intervenne per reprimere le manifestazioni del venerdì e cominciarono gli scontri.
Secondo i testimoni le truppe hanno attaccato con carri armati, elicotteri e artiglieria pesante ed hanno raccontato di ammutinamenti e rastrellamenti sistematici e cruenti delle autorità; il regime parla di scontri con «gruppi armati».

Avanzando sulla città, i soldati hanno scoperto «una fossa comune» che conteneva i resti degli agenti uccisi in occasione dell’attacco da parte di «gruppi armati» del quartier generale della sicurezza, il 6 giugno, ha detto la televisione governativa.
Il regime di Damasco sostiene di aver lanciato l’offensiva per riportare l’ordine in città dopo quel’eccidio. I corpi dei centoventi membri della sicurezza sarebbero ora in quella fossa comune.
La versione del governo viene però smentita dai residenti di Jisr al-Shughour, secondo i quali i 120 membri delle forze di sicurezza sono stati uccisi dai loro commilitoni per essersi rifiutati di sparare sui civili. Impossibile qualsiasi verifica indipendente a causa della censura imposta dal governo ai media.
Un abitante di Jisr al-Shughour, ha riferito che l’esercito ha bombardato la città, poi carri armati e altri veicoli dotati di armi pesanti sono entrati da due direzioni. Mentre le truppe avanzavano, ha detto, hanno incontrato circa 60 soldati che avevano defezionato, il cui destino non è noto come, non è noto cosa sia accaduto ai circa 200 uomini disarmati che erano a guardia della città, che secondo il testimone potrebbero essere stati arrestati o uccisi.
L’offensiva dell’esercito ha causato un nuovo esodo di massa degli abitanti verso la Turchia, che mantiene aperte le frontiere: i profughi oltre il confine sarebbero ormai oltre 10.000, secondo testimoni citati dalla Bbc, ben oltre le cifre ufficiali che stimano 5 mila in fuga.
Alla frontiera con la Siria, i rifugiati sono accolti dai gendarmi turchi e trasportati nei campi allestiti o negli ospedali. La maggior parte dei profughi è stata indirizzata verso il villaggio di tende a Yayladagi.
La Croce rossa turca ha iniziato a costruire altri campi a Altinozu e Boynuyogun, rispettivamente per 4.000 e 5.000 persone, secondo la protezione civile locale. La maggior parte dei rifugiati è fuggita proprio da Jisr al-Shughur che si trova a circa 40 chilometri dalla Turchia.

Intanto governi occidentali, da Washjington a Berlino a Roma, hanno condannato duramente la violenza e in particolare la Casa Bianca ha accusato il governo siriano di essere «responsabile di una crisi umanitaria» chiedendo di sospendere ogni intervento contro la popolazione, per consentire alla Croce Rossa internazionale «l’accesso immediato» alla parte settentrionale del Paese.
Le operazioni dell’esercito siriano nel nord del Paese rendono «urgente una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per mettervi fine» ha detto il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westervelle.
Il ministro degli Esteri britannico, William Hague, ha detto che il Consiglio di sicurezza dell’Onu deve prendere una posizione chiara sulla Siria, con una risoluzione che condanni la repressione.
Anche il governo italiano ha chiesto oggi alla Siria di “cessare ogni violenza e di concedere l’accesso alla Croce rossa per prendersi cura dei feriti, dei prigionieri e dei profughi”, mentre l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Catherine Ashton, si è detta “molto preoccupata della situazione umanitaria in Siria” e ha “deplorato il crescente e brutale uso della forza contri i manifestanti”.
“Divisioni dell’esercito sono entrate a Jisr al-Shughur e hanno ripulito l’ospedale nazionale da gruppi armati”, è stato il resoconto di stamane della tv di Stato, che ha aggiunto che “combattimenti violenti oppongono l’esercito ed elementi di gruppi armati barricati nelle periferie e nel centro”.

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