Napolitano a Palermo ricorda il giudice Falcone: alla ricerca di verità e giustizia

PALERMO – A Palermo in memoria di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e dei  tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro,  si celebra il giorno della legalità, giunto alla sua ventesima ricorrenza dopo il  23 maggio del 1992, giorno che viene ricordato tristemente come la strage di Capaci.

E’ dall’aula bunker dell’Ucciardone che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha lanciato il suo messaggio, rivolto soprattutto ai giovani. Dalla stessa aula dove grazie proprio a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino fu istruito il maxi processo a Cosa Nostra che pose fine al mito dell’impunità della mafia.
“Scendete al più presto in campo per rinnovare la politica, aprendo porte e finestre, se vi si vuole tenere fuori”,  ha detto il capo dello Stato. Napolitano, nel suo lungo e profondo intervento,  si è ripetutamente commosso, ha invocato la “coesione costante” di fronte ai problemi da affrontare, come quello della mafia. Oggi, come nel ’92, “non ci faremo intimidire”, ha detto, occorre “coesione costante”,”stabilità di governo”,”la riforma elettorale” per “riguadagnare la fiducia dei cittadini”. Presenti nell’aula anche 5 ragazze
della stessa classe di Melissa Bassi, la giovane 16enne uccisa dall’esplosione davanti alla scuola “Morvillo, Falcone”, alla quale verrà intitolato il parco più grande della cittadina di Brindisi.
I ragazzi hanno mostrato al capo dello Stato il libro con tutti i pensieri raccolti in questi giorni di dolore e gli hanno mostrato il quadro, portato a Palermo, con cui avevano vinto un premio sulla legalità.

Napolitano ha ha assicurato che gli assassini di Melissa, che gli autori della strage di Brindisi  avranno la risposta che si meritano. Infatti, ha sottolineato,  “se hanno osato stroncare la vita di Melissa e minacciare quella di altre sedicenni, se lo hanno fatto poi a Brindisi, in quella scuola, per offendere la memoria di una martire come Francesca Morvillo Falcone, la pagheranno e saranno assicurati alla giustizia”.

“Procedere con profonda sicurezza circa l’esito della lotta alla mafia non significa nasconderci la gravità degli errori che in sede giudiziaria possono compiersi, come se ne sono compiuti nei procedimenti relativi alla strage di via D’Amelio. In tali casi non si deve esitare a rimettere in discussione le conclusioni a cui si era pervenuti, non si deve esitare pur di raggiungere la verità. Verità  rigorosamente accertate e non schemi precostituiti, indispensabili anche per far luce sui rapporti tra rappresentanti dello Stato e Cosa Nostra, anche per quella  trattativa di cui si dibatte da vent’anni. Falcone -ha ricordato sempre  Napolitano- è stato tra coloro che hanno ben colto e analizzato le storiche debolezze e ambiguità dell’impegno dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata. A noi oggi servono, anche per questo aspetto, verità rigorosamente accertate e non schemi precostituiti: solo così può rafforzarsi il clima di serena, responsabile e condivisa determinazione di cui oggi c’è bisogno sul fronte dell’impegno per la legalità e la sicurezza”.

Napolitano: “Non ci faremo intimidire dallo stragismo”
Dalle toccanti parole del Presidente è emersa anche un certa preoccupazione per il periodo critico che l’Italia sta attraversando e non solo sotto l’aspetto economico. Napolitano ha più volte ricordato la pericolosità delle diverse organizzazioni mafiose sottolineando che l’impegno a combatterle deve proseguire. “Anche perchè non possiamo escludere –  ha aggiunto  –  che la criminalità organizzata  possa oggi anche tentare feroci ritorni alla violenza di stampo stragista e terroristico”.
“Un sollecito e serio svolgimento – ha subito aggiunto il presidente – delle indagini sull’oscura, feroce azione criminale di Brindisi potrà fornirci elementi concreti di valutazione. Ma una cosa è certa: questi nemici del consorzio civile e di ogni regola di semplice umanità, avranno – ha assicurato Napolitano tra gli applausi – la risposta che si meritano”.

Infine Napolitano ha aggiunto: “Siamo preoccupati per la persistente gravità della pressione e della minaccia mafiosa, non la sottovalutiamo, ma ci sentiamo ben più forti che in quei tragici momenti del 1992. Siamo ben più forti che in quei tragici momenti del ’92 per la crescente mobilitazione di coscienze e di energie che si è venuta realizzando nel nome di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino“.


Un richiamo alla Costituzione
“Non si possono eludere problemi di riflessione interni alla magistratura  addossando al potere politico tutte le responsabilità della crisi della giustizia e soprattutto la magistratura deve rimanere  distante dalle posizioni di partito”, ha precisato Napolitano.
Così il capo dello Stato ha richiamato la magistratura al loro esempio fondato “anzitutto sulla fedeltà alla Costituzione, come robusta e responsabile capacità di porsi al servizio del cittadino, rimanendo al di fuori di una irreale pretesa di onniscienza”. Secondo Napolitano, infatti, “l’autonomia e l’indipendenza che a Falcone erano care, si esprimevano nella sua libertà di giudizio e nel rispetto per le istituzioni, in una inequivoca distanza da posizioni di partito”.

Questa importante ricorrenza è terminata nella caserma Lungaro di Palermo, dove il Presidente della Repubblica  ha deposto una corona di fiori  in memoria degli agenti di polizia uccisi dalla mafia a Capaci e in via d’Amelio.

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