Libia. Eliseo: “Gheddafi è a Sirte”. I caccia in azione. La denuncia di Amnesty contro le torture

TRIPOLI – Ed ecco spuntare una notizia che potrebbe finalmente portare alla cattura il ricercato numero uno: Muammar Gheddafi. Il Colonnello, infatti, secondo quanto diffuso quest’oggi dal quotidiano francese Le Parisien, le cui fonti sono vicine al presidente Nicolas Sarkozy, si troverebbe a Sirte,  la sua città natale, ultima roccaforte del regime  dove gli insorti si stanno dirigendo.

L’ipotesi non è nuova. Anche l’ex primo ministro libico Abdel Salem Jalloud che si trova a Roma  aveva annunciato ieri questa possibilità, perchè da questa città il Rais potrebbe fuggire facilmente attraversare il deserto.

D’altra parte Tripoli oggi appare come una città fantasma. Gli spari e le cannonate tacciono, mentre le molteplici ricerche per catturare  Gheddafi hanno dato esito negativo.  L’ipotesi era stata avanzata anche ieri a Roma dall’ex primo ministro libico Abdel Salem Jalloud, secondo cui da Sirte Gheddafi potrebbe poi attraversare il deserto. Anche la caduta parziale di Abu Salim, dove si sta ancora combattendo per la presa del carcere, ultimo avamposto,  non ha portato i  frutti sperati ai miliziani che pensavano di trovare  il rais con tutta la famiglia.

E così gli insorti si stanno preparando per  quella che probabilmente rappresenta la battaglia decisiva, ovvero lo scontro per la presa della città di Sirte, ancora in mano ai lealisti. Gheddafi potrebbe davvero nascondersi qui in questa cittadina dove è nato e cresciuto, difeso da almeno 1.500 fedelissimi, come ipotizzano i francesi.
Le truppe lealiste hanno già respinto gli insorti mentre il capo del Cnt, Mustafa Abdel Jalil, ha esortato i libici che si trovano nelle zone ancora sotto il controllo dei lealisti a unirsi alla rivoluzione, e si è poi detto disponibile a negoziare per evitare nuovi bagni di sangue. I caccia britannici, partiti dalla base di Nordfolk, sono già entrati in azione e stanno bombardano i bunker localizzati nella città di Sirte. Con l’attacco si vuole assicurare che non vi siano altri centrali di comando in Libia fuori Tripoli, ha dichiarato il ministro della Difesa inglese Liam Fox: È importante che togliamo al regime la possibilità di lanciare attacchi contro il Cnt”.

Dall’inizio della guerra, si calcola che le vittime civili siano 20mila.

 

Nuovo appello di Gheddafi
Nuovo appello di Muammar Gheddafi al popolo libico, uomini e donne, affinché combattano per “sconfiggere il nemico straniero”. L’audio è stato trasmesso dalla tv Al Orouba, rimasta fedele al regime, da una località imprecisata. “Correte a distruggere i nemici e ripulite Tripoli. La Libia è dei libici, non della Francia o dell’Italia, non dei colonialisti. Non consentite che i ratti ci consegnino a loro. La schiacciante maggioranza della popolazione è con me”, ha detto. Poi ha esortato gli imam a invitare i giovani a combattere la guerra santa.

 

L’Onu sblocca beni libici

Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha trovato l’accordo per votare all’unanimità lo sblocco dei beni libici congelati. Il Sudafrica, che aveva inizialmente sollevato dei dubbi, ha accettato la proposta portata avanti dagli Usa. Lo sblocco riguarderà beni per 1,5 miliardi di dollari (i ribelli ne chiedevano 5) da destinare alla ricostruzione del Paese, in particolare agli aiuti umanitari e ai bisogni dei civili. Anche l’Italia, ha promesso ieri il premier Berlusconi, parteciperà alla ricostruzione del Paese, con un primo stanziamento di 350 milioni.

La denuncia di Amnesty
«Che i prigionieri di entrambe le parte non siano torturati». È l’appello di Amnesty International a entrambe le compagini che stanno combattendo in Libia, dopo che una delegazione dell’associazione, giunta nel paese nordafricano lo scorso martedì, ha raccolto testimonianze di detenuti che hanno subito torture sia da parte dei soldati pro-Gheddafi che da parte delle forze ribelli nella zona di Az-Zawiya. I rappresentanti delle forze ribelli hanno dichiarato che le violazioni dei diritti umani commesse sotto il precedente regime non si ripeteranno. Hanno aggiunto che «tuteleranno il diritto dei detenuti a essere trattati con dignità e che questi riceveranno processi equi», fa sapere l’associazione in una nota. Nonostante queste rassicurazione però un appartenente alle forze di sicurezza di Gheddafi ha riferito ad Amnesty di essere stato rapito da un gruppo di uomini armati, il 19 agosto, mentre stava portando rifornimenti alle forze pro-Gheddafi. Ha affermato di essere stato picchiato su tutto il corpo col calcio dei fucili, preso a pugni e a calci.

 

La delegazione di Amnesty International ha poi scoperto prove di stupri commessi contro i detenuti nella prigione di Abu Salim, a Tripoli. Ex detenuti hanno dichiarato di aver visto giovani uomini portati fuori dalle celle di notte e rientrati diverse ore dopo con l’aspetto stravolto. Due ragazzi hanno riferito ai compagni di cella di essere stati stuprati da un secondino. Secondo un ex detenuto, «uno dei ragazzi era in pessime condizioni dopo essere stato riportato in cella. I vestiti erano strappati – continua la nota – era quasi nudo. Ci ha detto che era stato stuprato. È accaduto a quei due ragazzi per diverse volte».

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